Il progetto di sfruttamento delle risorse petrolifere dell’Uganda, scoperte sedici anni fa nella regione del lago Alberto, preoccupa il parlamento europeo. E ieri gli eurodeputati, in sessione plenaria a Strasburgo, hanno votato una mozione molto critica – anche se non vincolante – che chiama in causa la compagnia petrolifera francese TotalEnergies.
Il progetto prevede tra l’altro la costruzione di un oleodotto di oltre 1.400 km dall’Uganda alle coste della Tanzania (porto di Tanga). L’investimento è di 10 miliardi di dollari, come sancisce un accordo dello scorso febbraio tra TotalEnergies, i governi dei due paesi africani e l’azienda cinese Cnooc.
Il parlamento Ue si dice «vivamente preoccupato dalle violazioni dei diritti umani» commessi in Uganda e Tanzania, e cita «arresti, atti di intimidazione, e vessazioni giudiziarie contro i difensori dei diritti umani e le organizzazioni non governative».
Molte organizzazioni non governative in difesa dell’ambiente hanno infatti criticato il progetto, sostenendo che rappresenta una minaccia ecologica e che impedirà a migliaia di agricoltori (si stima più di 100mila) di accedere alla loro terre.
La mozione dell’europarlamento chiede perciò che sia messo a punto «un adeguato dispositivo di compensazione per le persone espropriate della terra». E chiede al gruppo francese di rinviare di un anno l’attuazione del progetto così da studiare «la fattibilità di un altro itinerario dell’oleodotto, che consenta di preservare meglio gli ecosistemi e le risorse idriche».
Il governo ugandese ha già reagito, rispondendo agli eurodeputati che si stanno occupando di un progetto che non li riguarda. Mentre la TotalEnergies ha assicurato che «farà di tutto per farne un progetto esemplare in termini di trasparenza, prosperità condivisa, progresso economico e sociale, sviluppo sostenibile, attenzione all’ambiente e rispetto dei diritti umani».