Fino in Sudafrica la lunga mano di Khalifa Haftar? - Nigrizia
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Il generale potrebbe essere coinvolto nell'arresto di 95 cittadini libici in un campo di addestramento nel paese
Fino in Sudafrica la lunga mano di Khalifa Haftar?
I fermati sono stati accusati di aver violato le leggi sull'immigrazione
29 Luglio 2024
Articolo di Redazione
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Il generale Haftar con il ministro greco Dendias. Foto dal profilo Flickr del ministero degli esteri greco.

Potrebbe esserci la lunga mano del generale Khalifa Haftar, l’uomo forte dell’est della Libia, nella vicenda di 95 cittadini originari nel paese nordafricano arrestati in Sudafrica in un campo di addestramento per guardie di sicurezza con l’accusa di aver violato le leggi sull’immigrazione. Un’imputazione questa, che secondo la stampa di Pretoria potrebbe a breve lasciare il posto ad accuse più gravi e che fanno capire più chiaramente la connessione con Haftar e con le tensioni che da oltre 13 anni scuotono la Libia, degenerate anche in aperto conflitto e a oggi fonte di uno stallo che blocca il paese.

Utile andare per ordine. Venerdì scorso, 26 luglio, la polizia sudafricana ha fatto irruzione in un campo di addestramento di proprietà della società di sicurezza privata Milites Dei Security Services situato nella provincia nord-orientale di Mpumalanga, arrestando come detto 95 persone originarie della Libia. La polizia ha anche prelevato delle dosi di marihuana e di cocaina. I fermati sono ora in custodia cautelare. Una prima udienza con un giudice è prevista per oggi 29 luglio. Ai 95 è stato anche revocato il visto che gli permetteva di rimanere in Sudafrica e in ragione di questo potrebbero ora essere anche trasferiti a forza in Libia. L’accusa che pende sulle loro teste è quella di essere entrati in Sudafrica con dei visti ottenuti in Tunisia dopo aver dichiarato il falso.

Preparati per la guerra?

Le vicissitudini che hanno portato questi 95 soggetti in Sudafrica potrebbero essere ben più complesse però, e lo si capisce innanzitutto dal luogo in cui è avvenuto l’arresto. Milites Dei è una società regolarmente registrata che fornisce corsi per formare addetti alla sicurezza privata anche in “stile militare”. Le forze dell’ordine sudafricane che hanno condotto il blitz hanno riferito però di essersi trovati davanti una vera e propria base militare, camuffata da campo di addestramento.

Secondo quanto ricostruito dalla stampa di Pretoria, l’incursione è stata autorizzata giorni dopo che l’ente regolatore del settore della sicurezza privata aveva inviato un ultimatum alla compagnia affinchè spiegasse nel dettaglio le sue attività, viste le segnalazioni di alcuni training sospetti nella zona naturale che circonda tutta la struttura, collocata nella zona turistica di White River. Sembra che Milites Dei abbia ostacolato le ispezioni, sollevando ulteriori sospetti e aprendo la strada all’intervento della polizia. A oggi, le informazioni in possesso delle autorità sudafricane indicano che a White River si stava svolgendo un «programma di formazione e lavoro libico» in stile militare. Il sospetto da parte della polizia, è che l’addestramento ricevuto dai 95 arrestati fosse invece di tipo strettamente militare. 

Come osservato dal presidente dell’ente regolatore Sam Chauke, la Libia è un paese dove si sta svolgendo un conflitto e l’eventuale fornitura di formazione del tipo appena citato a una delle parti in causa costituisce una violazione della legge sudafricana sull’assistenza militare. Oltre che, notano alcune testate sudafricane, una violazione dell’embargo imposto alla Libia dal 2011, che oltre al trasferimento di armamenti vieta anche quello di formazione militare.

Tobruk indiziata numero uno 

Diversi elementi lasciano pensare che la parte in causa al conflitto libico che starebbe beneficiando di questo sostegno sia quella del governo della Cirenaica, una delle due fazioni che in cui è divisa la Libia dopo la caduta del quarantennale regime di Muhammar Gheddafi. Se infatti l’esecutivo di base a Tripoli, riconosciuto dalla comunità internazionale, ha negato qualsiasi coinvolgimento, il governo con sede a Tobruk si è detto pronto a sostenere legalmente gli arrestati per bocca del suo ministro degli esteri, Abdul Hadi àl-Hawaij, in quello che sembra essere un implicito riconoscimento di responsabilità.

Ma c’è di più. Il quotidiano sudafricano Daily Maverick, fra i più letti e affidabili del Sudafrica, ha rilanciato una fonte secondo cui il campo di addestramento in Sudafrica sarebbe stato organizzato direttamente da uno dei figlio di Haftar, Saddam o Khaled, sempre più rilevanti nei territori di fatto controllati dal padre, ormai 81enne.

La voce ascoltata dal Maverick è Jalel Harchaoui, esperto di Libia del Royal United Services Institute (RUSI) di Londra, il più antico think-tank sulla sicurezza del mondo con quasi due secoli di storia. Lo studioso ha citato fonti vicine alle questioni che gli hanno confermato il legame tra la famiglia più potente della Cirenaica il campo di White River. Affidare la formazione ai tecnici stranieri rientrerebbe in una politica che Haftar sta usando sempre di più, ha spiegato Harchaoui citando un recente report della stampa irlandese sul coinvolgimento di ex militari dell’Isola verde in campi di addestramento in Libia.

La denuncia di Harchaoui non è stata ancora confermata da altre fonti. Quel che è certo, è che la posta in gioco sembra essere grossa anche a Pretoria. Il luogo del blitz è stato visitato anche dal ministro della polizia in persona, Senzo Mchunu. «La base di addestramento militare illegale scoperta a White River era dotata di strutture elaborate, simili a quelle che si troverebbero in un legittimo campo di addestramento militare», ha affermato il ministro del neo nato governo di unità nazionale. «Rispettate le nostre leggi o ci saranno delle conseguenze», ha avvertito invece il ministro degli Interni, Leon Schreiber. 

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