Il 13 luglio i deputati francesi hanno votato una legge che consente la restituzione ai rispettivi popoli dei beni (immobili di lusso, automobili, orologi…) confiscati dalla giustizia in Francia ai loro politici. La settimana prossima sarà il senato a votare la misura che prevede un meccanismo di finanziamento di progetti di cooperazione e sviluppo con i fondi originati dalla vendita di questi beni.
L’affare dei biens mal acquis (beni acquisiti in maniera fraudolenta) era stato avviato in Francia già nel 2007 quando tre associazioni avevano presentato denunce nei confronti di capi di stato africani e di loro stretti collaboratori, accusati di avere acquisito in Francia un patrimonio considerevole con il denaro pubblico stornato dai loro paesi.
Il caso Teodorin
La questione della restituzione degli averi confiscati in Francia nel quadro degli affari dei biens mal acquis si è imposta con urgenza dopo che il 10 febbraio dello scorso anno Teodorin Obiang Nguema, figlio del presidente della Guinea Equatoriale, nonché vicepresidente, è stato condannato a tre anni di prigione con la condizionale, 33 milioni di dollari di multa e confische, per essersi in maniera fraudolenta costruito un patrimonio considerevole (diversi milioni) in Francia.
Il tribunale, nel condannare Teodorin, aveva chiaramente affermato che era «moralmente ingiustificato per lo stato beneficiare della confisca», ma che si doveva pensare alle genti defraudate. Solo che il diritto francese non permette la restituzione ai rispettivi popoli dei fondi derivati dalla confisca dei biens mal acquis, che vengono direttamente versati nel bilancio generale dello stato. Di qui l’importanza di dotarsi di una legge ad hoc. Anche perché la Francia è stata a lungo accusata di essere la destinataria privilegiata dei biens mal acquis soprattutto da dirigenti africani.
Il meccanismo legislativo prevede la restituzione dei beni confiscati alle popolazioni, tramite progetti di sviluppo. Un esempio: uno dei beni di Teodorin Obiang Nguema potrebbe essere a breve rivenduto. Si tratta di un immobile sito in avenue Foch, a Parigi, e valutato più di 100 milioni di euro, di cui la Corte di cassazione deve solo confermare il 28 luglio la sanzione contro Teodorin.
Per Transparency International France, «i parlamentari francesi hanno l’occasione con questo testo di infliggere un duro colpo alla grande corruzione internazionale, incorporando nel diritto francese un meccanismo di restituzione dei beni illeciti» alle popolazioni vittime di tale corruzione. Procedure giudiziarie sono in corso contro gli attuali dirigenti del Gabon e del Congo.
La Francia non è il primo paese a dotarsi di un simile meccanismo, il cui principio è previsto in una convenzione dell’Onu adottata nel 2003. Gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Svizzera hanno già un meccanismo che governa la restituzione dei beni mal acquis.