Il capo dell’Eliseo, Emmanuel Macron, da oggi è in Marocco, per una storica visita di stato di tre giorni, che si concluderà il 30 ottobre. Si tratta della prima visita di stato di un presidente francese in Marocco dal 2013. L’obiettivo della missione è rilanciare la cooperazione tra i due paesi, dopo circa tre anni di “crisi acuta ma silenziosa”, che ha pesato negativamente sulle relazioni tra Parigi e Rabat. Numerosa la delegazione francese, che include il ministro dell’interno Bruno Retailleau e il ministro delle forze armate Sebastien Lecornu.
Secondo il comunicato ufficiale del Gabinetto Reale marocchino la visita rappresenta un momento di «celebrazione dei legami storici tra le due nazioni» e avviene, aggiungono gli osservatori, in un momento chiave, ovvero sulla scia della svolta francese sull’annosa questione del Sahara Occidentale, regione contesa tra il Marocco e il Fronte Polisario.
Il 30 luglio 2024, in occasione del 25° anniversario dell’ascesa al trono del re del Marocco, Mohammed VI, Macron gli aveva inviato una lettera affermando, per la prima volta, che «il presente e il futuro del Sahara Occidentale rientrano nel quadro della sovranità marocchina». Un riconoscimento storico, che Rabat attendeva da lungo.
Parigi considera ormai il piano marocchino «l’unica base» per risolvere il conflitto che dura da quasi 50 anni con i separatisti del Fronte Polisario. Senza riconoscere espressamente il carattere “marocchino” del territorio, come hanno fatto gli americani o gli Emirati, Macron ha stimato che per «la Francia, l’autonomia sotto sovranità marocchina è il quadro entro il quale questa questione deve essere risolta. Il nostro sostegno al piano di autonomia proposto dal Marocco nel 2007 è chiaro e costante».
L’asse Parigi-Algeri in crisi
Macron aveva cercato, all’inizio del suo primo mandato quinquennale, di mantenere un clima pacifico sia con l’Algeria che con il Marocco. Tentativo claudicante: è riuscito a inimicarsi Rabat senza riuscire a suggellare con Algeri quell’asse privilegiato che lui e Jean Yves Le Drian, per lungo tempo suo ministro degli esteri, avevano sognato. Quest’anno, l’Eliseo ha ritenuto che fosse giunto il momento di riappacificarsi con Rabat.
La svolta diplomatica della Francia era attesa dal Marocco, la cui annessione del Sahara Occidentale era già stata riconosciuta dagli Stati Uniti (decisione di Trump) in cambio della normalizzazione dei legami di Rabat con Israele nel 2020.
Ma ha messo in crisi i rapporti con l’Algeria
Le Nazioni Unite considerano il Sahara Occidentale un “territorio non autonomo” e hanno una missione di mantenimento della pace lì dal 1991 il cui scopo dichiarato è quello di organizzare un referendum sul futuro del territorio. Ma Rabat ha ripetutamente respinto qualsiasi voto in cui l’indipendenza fosse un’opzione. Dopo la dichiarazione di Macron che approvava il piano di autonomia del Marocco, il Fronte Polisario ha prontamente ritirato il suo ambasciatore a Parigi e deve ancora sostituirlo.
Altre frizioni
Oltre alla vicenda del Sahara Occidentale, ci sono state numerose frizioni, negli ultimi anni, tra Francia e Marocco: la volontà marocchina di diversificare i propri partner commerciali; la decisione di Parigi, nell’autunno del 2021, di ridurre in modo deciso la concessione dei visti ai cittadini marocchini; l’accusa a Rabat di aver utilizzato il software israeliano Pegasus per spiare il presidente francese, che non ha mai confermato questa tesi; la dichiarazione del Parlamento europeo del 2023 che condannava un ridimensionamento della libertà di stampa del regno, che secondo alcuni analisti, era stata ispirata da Parigi
Ritornata all’interno dell’Unione africana, la diplomazia marocchina ha trovato numerosi alleati nella sfera araba e africana. Tra Laâyoune e Dakhla, il Regno del Marocco ha favorito l’apertura di quindici consolati generali dei paesi africani.
Anche gli equilibri regionali pendono a favore di Rabat. L’elezione in Mauritania di un presidente, Mohamed Ghazouani, i cui legami con il Marocco sono tradizionalmente ottimi, segna un vero e proprio punto di svolta. Ora è possibile una vera dinamica regionale che potrebbe estendersi al Senegal e all’Africa occidentale se la situazione nel Sahara si stabilizza.
Gruppi francesi al lavoro
Negli ultimi anni, la cooperazione, un tempo intensa, in settori chiave come le infrastrutture, l’energia e l’istruzione, è stata segnata da un calo degli investimenti diretti esteri (Ide) francesi in Marocco. Secondo i dati della Banca mondiale, i flussi di Ide tra Francia e Marocco sono rallentati del 10% tra il 2021 e il 2023.
Tuttavia anche l’anno scorso, Parigi è stato primo investitore straniero in Marocco con uno stock di investimenti di circa 20 miliardi di euro
Ora il nuovo vento che spira tra Francia e Marocco apre nuovi mercati alle imprese francesi