L’organizzazione Front-Lex, insieme a Refugees in Libya, ha lanciato una sfida legale contro Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, accusata di complicità in crimini contro l’umanità attraverso le sue attività di sorveglianza aerea nel Mediterraneo centrale.
L’accusa è pesante, eppure non è nuova: Frontex, attraverso la trasmissione di dati di geolocalizzazione delle imbarcazioni dei rifugiati alla guardia costiera e alle milizie libiche, facilita l’intercettazione e il ritorno forzato dei migranti in Libia, paese noto per i crimini contro l’umanità perpetrati nei confronti dei rifugiati. Questa pratica, secondo le organizzazioni per i diritti umani, è sistematica e illegale, e aggrava ulteriormente le sofferenze di persone già vittime di violenze e abusi.
Sono più di 2mila le mail che Frontex è accusata di aver condiviso, contenenti dati di geolocalizzazione delle imbarcazioni dei rifugiati con le autorità libiche. E questo solo tra il 2021 e il 2023. Informazioni che hanno consentito l’intercettazione di migliaia di persone, costrette a tornare in un paese da cui cercavano di fuggire a causa delle gravi violenze e persecuzioni subite.
Il caso specifico di XY, un rifugiato intrappolato in Libia, è emblematico delle esperienze di molti. Fuggito dai crimini contro l’umanità nel suo paese d’origine, XY è stato intercettato in mare e riportato in Libia, dove ha continuato a subire abusi e violenze di ogni sorta. La sua testimonianza, come quella di molti altri come lui, costituisce la base di questa azione legale, mirata a porre fine alla complicità di Frontex.
Sono anni che l’intervento di Frontex nella sorveglianza aerea del Mediterraneo centrale è pesantemente attaccato e criticato da molte organizzazioni internazionali per i diritti umani, organi delle Nazioni Unite e giornalisti investigativi. Questi attori hanno documentato come la trasmissione di dati di geolocalizzazione da parte di Frontex faciliti le operazioni di intercettazione della guardia costiera libica, che successivamente sottopone i migranti a condizioni disumane. Ora però le prove sono lampanti.
La speranza di Front-Lex e Refugees in Libya è che questa azione legale spinga l’UE a rivedere e modificare le operazioni di Frontex, ponendo fine alle pratiche che si rendono in prima persona artefici di crimini contro l’umanità. Sarebbe un passo significativo nella lotta per i diritti dei rifugiati e, se mai questo dovesse avvenire, potrebbe segnare un cambiamento fondamentale nelle politiche di controllo delle frontiere dell’UE, promuovendo maggiore trasparenza e responsabilità nelle operazioni di sorveglianza aerea nel Mediterraneo centrale.