Nelle prime ore di quest’oggi un gruppo di militari è apparso alla televisione Gabon 24, che ha gli studi nel palazzo presidenziale della capitale Libreville, e in uno scarno comunicato ha annunciato che elezioni generali svoltesi il 26 agosto «sono annullate» e che «tutte le istituzioni della repubblica sono dissolte». La dichiarazione è stata in seguito diffusa anche sulla tv pubblica Gabon 1.
Tra i militari figurano membri della guardia presidenziale, dell’esercito e della polizia, che affermano di esprimersi a nome di un Comitato di transizione e di restaurazione delle istituzioni.
Il presidente Ali Bongo Ondimba, al potere da 14 anni, si trova agli arresti domiciliari. Poco prima del golpe, la commissione elettorale aveva reso noto i dati che lo confermavano per un terzo mandato. Si era imposto con il 64,27% dei voti. Mentre il maggiore oppositore, Albert Ondo Ossa, che ha raccolto il 30,77% dei consensi, ha denunciato brogli massicci, si è proclamato vincitore e ha intimato a Ondimba di farsi da parte.
Le dichiarazione dell’oppositore avevano fatto scattare, subito dopo il voto, il coprifuoco notturno su tutto il territorio nazionale e l’interruzione di internet.
Da rilevare che qualche giorno prima del voto era stato diffuso un audio nel quale Ondo Ossa, parla di preparativi per una insurrezione post-elettorale. L’interessato aveva smentito. Ma ora si tratta di un segnale che va riconsiderato e che può consentire di meglio interpretare quello che sta accadendo.
Il paese dell’Africa centrale, già colonia francese, dall’indipendenza del 1960 è stato quasi sempre governato da una famiglia. Prima il padre Omar Bongo, legato a Parigi e al sistema Françafrique e, dal 2009, il figlio Ali Bongo Ondimba che si stava preparando a iniziate il terzo mandato presidenziale.
Una dinastia che potrebbe essere arrivata al capolinea.