«Una rivoluzione di palazzo». Così ha definito il golpe di mercoledì Ondo Ossa, il candidato alla presidenza che alle elezioni del 26 agosto ha raccolto il 30% dei consensi, denunciato brogli e rivendicando di aver vinto.
Il candidato della piattaforma dell’opposizione Alternance 2023 ha lasciato passare meno di 48 ore e poi ha fornito la sua lettura del colpo di mano dei militari diretti dal generale Oligui Nguema, che ha deposto il presidente Ali Bongo Ondimba, annullato le elezioni e dissolto le istituzioni.
«È necessario situare le cose nel loro contesto, ha spiegato. Innanzitutto non si tratta di un colpo di stato ma di una rivoluzione di palazzo. Oligui Nguema è un cugino di Ali Bongo… E i Bongo hanno valutato che fosse necessario mettere da parte Ali Bongo per poter dare continuità a sistema Bongo».
E ancora: «Oligui Nguema è un subalterno. Dietro di lui agisce il clan Bongo che così si mantiene al potere». Insomma quella inscenata dai militari sarebbe una finzione, un gattopardismo per cui “tutto cambia perché nulla cambi”.
E invece l’Alternance 2023 vuole un cambiamento che sia legittimato dal voto. E infatti, contestualmente alle dichiarazioni di Ondo Ossa, ha chiesto ai militari di completare lo spoglio delle schede elettorali che, secondo la piattaforma, sancirebbe la vittoria di Osso Onda.
«Sarebbe un modo per far uscire il paese da questa situazione», sostiene Alternance 2023. Anche perché gli stessi golpisti hanno affermato che il voto – che ha dato il 64% dei consensi ad Ali Bongo – era truccato.
Dunque il quadro post golpe rimane in movimento con due aspetti che meritano di essere segnalati. Il silenzio della Comunità economica degli stati dell’Africa centrale (Ceeac/Eccas) e l’intervista che il generale Oligui Nguema, che lunedì sarà nominato presidente di transizione, ha rilasciato al quotidiano Le Monde.
Uno scenario molto diverso da quello che si è visto dopo il golpe in Niger del 26 luglio scorso, quando sono subito scattate le sanzioni economiche della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecows) e le proteste di piazza contro Parigi.