Sabato 16 novembre, un po’ più di 14 mesi dopo il rovesciamento del presidente Ali Bongo, 850mila elettori gabonesi sono stati chiamati a pronunciarsi in un referendum sul progetto di nuova Costituzione, considerata un passaggio fondamentale verso il ritorno a un governo democratico dopo il colpo di stato militare dell’agosto del 2023.
La giunta militare guidata dal generale Brice Oligui Nguema aveva preso il potere dopo le accuse di brogli nelle ultime elezioni presidenziali, in cui era stato dichiarato vincitore il presidente uscente Ali Bongo.
La famiglia Bongo governava il paese dal 1967: il padre Omar era stato al potere 41 anni, il figlio Ali si apprestava a iniziare il suo terzo mandato.
Secondo il ministro degli Interni Hermann Immongault, i sì hanno avuto il 91,80% dei voti, contro un 8,20% di no. Il tasso di partecipazione è stato del 53,54% (c’era chi si aspettava un 70%). I 463.066 gabonesi che hanno votato hanno dunque plebiscitato il progetto di nuova legge fondamentale che instaurerà la II Repubblica nel paese.
Il sì ha raggiunto in tutte le province almeno l’80%. I risultati minori si sono avuti nell’Ogoué marittimo, la provincia più “frondosa” del paese, e nella provincia dell’Estuaire, dove si trova Libreville, la capitale, con rispettivamente 83 % e 85 % dei suffragi. Il risultato migliore il referendum l’ha avuto nel Woleu Ntem, una regione che una volta era acquisita all’opposizione: il risultato è stato del 98 % di sì.
Il dibattito era sembrato più equilibrato durante la campagna pre-referendaria. Molti oppositori denunciavano una Costituzione tagliata troppo su misura sull’uomo forte del regime uscito dal colpo di stato del 30 agosto 2023, il generale Brice O. Nguema.
Gli osservatori della rete di cittadini ROC (ne sono stati sguinzagliato 250 sul territorio), non hanno rilevato alcun importante incidente durante lo scrutinio né alcuna frode massiccia.
Anche gli osservatori internazionali dell’Unione Africana così come dell’Unione Europea hanno riconosciuto che nell’insieme tutto si è svolto in buone condizioni. Hanno visitato 1.070 seggi sui 3mila censiti nel paese. Il risultato dunque è credibile e trasparente.
Cosa stabilisce la nuova Carta costituzionale
La nuova Costituzione prevede un regime presidenziale in cui il capo di stato sarà il vero uomo forte delle istituzioni, con poteri molto estesi. Eletto per un mandato di 7 anni e per una sola volta, il presidente della Repubblica sarà il capo dell’esecutivo dato che il posto di primo ministro viene soppresso.
Potrà sciogliere l’assemblea (il parlamento), almeno una volta durante il suo mandato, che però potrà mettere lui sotto accusa davanti all’Alta Corte di giustizia. Il francese è riconosciuto come lingua ufficiale “di lavoro”. Viene istituita la possibilità di un servizio militare obbligatorio. Il matrimonio vi è definito come unione fra “un uomo e una donna”.
Per presentarsi a una elezione presidenziale, i candidati dovranno avere almeno 35 anni e non più di 70, ed essere nati da almeno un genitore gabonese. La Costituzione decreta inoltre l’impossibilità che sia un parente del presidente a succedergli.
I risultati sono ancora provvisori. Toccherà alla Corte costituzionale proclamare quelli definitivi, dopo aver risolto l’insieme di eventuali ricorsi.
Per i militari al potere dall’agosto 2023 si è trattato del primo test elettorale. I tanti che non si sono recati alle urne ritengono che i giochi siano già fatti, anche perché sono forse troppi i membri dell’ancien régime che stanno oggi con i militari.
È il primo scrutinio organizzato dal ministero degli Interni e non, come prima, da una commissione composta di membri della maggioranza e dell’opposizione. Sfida vinta.
Con lo spirito antifrancese che soffia sull’occidente africano, giusto notare che il Gabon rimane uno dei pochi paesi ex colonie francesi ancora “amico” del nostro vicino d’Oltralpe. La Francia si è subito congratulata del risultato referendario.