La Banca Mondiale blocca i fondi al Gabon per via di arretrati non pagati e la giunta militare al potere punta il dito contro l’amministrazione precedente. Quella guidata dall’ormai ex presidente Ali Bongo Ondimba, figlio e successore dell’Omar Bongo che ha governato il paese per oltre 40 anni fino al 2009, il cui governo è stato rovesciato con un golpe lo scorso 30 agosto.
Secondo quanto riportano media locali, la Banca Mondiale ha deciso di sospendere i diritti di Libreville a effettuare prelievi dai prestiti erogati dalla Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (BIRS), uno dei due organismi che compone l’istituzione finanziaria. La ragione alla base di questa decisione è il mancato pagamento di obblighi per circa 17 milioni di dollari, circa 10 miliardi di franchi Cfa. La decisione giunge anche dopo la visita nel paese del vice direttore della Banca Mondiale per Africa occidentale e centrale, Ousmane Diagana, che a Libreville ha incontrato anche i vertici del governo ad interim. L’esecutivo è guidato da una giunta militare che si è auto denominata Comitato per la transizione e il ripristino delle istituzioni (CTRI) e che è presieduta dal generale Brice Oligui Nguema.
In Gabon i progetti sostenuti dai prestiti della Banca Mondiale riguardano una moltitudine di settori: dalla modernizzazione della rete stradale delle città alla formazione dei giovani fino alla digitalizzazione della pubblica amministrazione.
Sollecitato dal quotidiano L’Union, il ministero dei Conti pubblici ha affermato che i pagamenti non sono potuti avvenire entro la data prestabilita, ovvero il 30 giugno, per una serie di ragioni tecniche. Secondo quanto sostenuto dal dicastero, i pagamenti sono stati però effettuati in settimana.
Il governo ad interim ha però anche sottolineato la complessità della situazione finanziaria lasciata dal precedente esecutivo, rovesciato con il golpe. Secondo quanto affermato dai militari infatti, in meno di un anno il Gabon ha già dovuto ripagare 136 miliardi di franchi CFA di debiti, pari a oltre 205 milioni di euro.
La fase post-Bongo
Che la situazione finanziare ereditata dall’amministrazione Bongo fosse complessa è stata riconosciuto anche dalla Banca Mondiale. Un report dell’agenzia di rating Fitch pubblicato appena qualche settimana prima del golpe dello scorso agosto invece, sottolineava la cattiva gestione finanziaria del precedente governo e la sua incapacità a rispettare alcune delle condizionalità imposte dal Fondo monetario internazionale (FMI). Quest’ultimo aveva già sospeso alcuni suoi programmi a fronte della mancata promozione di alcune riforme da parte di Libreville.
Nell’ultimo barometro economico sull’Africa centrale della Banca Mondiale si mette l’accento sulla necessità che la giunta rispetti la promessa di organizzare elezioni per tornare a un governo civile entro il 2025, evitando così di incorrere in nuove sanzioni come quelle già imposte dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa centrale (ECCAS) fino alla sospensione dello scorso marzo. L’impegno verso una transizione di due anni – a partire dal golpe – è contenuto anche nelle raccomandazioni prodotte dal dialogo nazionale inclusivo che è stato organizzato nei mesi scorsi proprio per delineare il calendario di questa fase di ritorno alla gestione civile della cosa pubblica.
Nel suo documento, la Banca Mondiale mette inoltre in guardia rispetto ai rischi del calo della produzione del petrolio che si prevede nei prossimi anni e alla necessità di puntare anche su altre commodities di cui il Gabon dispone in grande quantità, come manganese e legname. A oggi l’economia di Libreville dipende dall’”oro nero” per il 40 o il 50% del Pil e per il 60 o 80% delle esportazioni, a seconda delle fonti. Una distribuzione non omogenea ne equa delle rendite di questa materia prima ha anche portato a una situazione peculiare: in Gabon il 35% della popolazione vive in povertà, mentre il reddito pro capite è il terzo più alto del continente dopo Seychelles e Maurizio, con oltre 8mila dollari a testa.