Nel tentativo di combattere il dilagante disboscamento e il traffico illegale di legname, il governo del piccolo paese enclave del Senegal ne ha vietato con effetto immediato le esportazioni e ha revocato in via definitiva tutte le licenze per l’export. L’esecutivo ha anche annunciato d’aver dato precise istruzioni alle autorità portuali perché neghino l’imbarco di tronchi su qualsiasi nave e ha avvertito che effettuerà controlli a campione sui camion in transito nel paese.
Il legname più ricercato in Gambia proviene dall’albero di palissandro, dichiarato quasi estinto nel paese già nel 2012, a causa soprattutto della vorace richiesta della Cina che ne ha importato più di 300mila tonnellate tra il 2017 e il 2020, secondo i dati di un’inchiesta di BBC Africa Eye pubblicata nel 2020. L’equivalente di circa mezzo milione di alberi abbattuti, per un valore di oltre 100 milioni di dollari.
Il paese dell’Africa occidentale, insieme ai suoi vicini Senegal e Guinea-Bissau, lotta da più di un decennio contro il traffico di palissandro, uno dei prodotti della fauna selvatica più trafficati al mondo. Ciò nonostante, resta uno dei maggiori esportatori del pregiato legname in Cina, secondo l’Environmental Investigation Agency (Eia).
I cui dati sul commercio globale sono impressionanti. Tra giugno 2012 e aprile 2020, il Gambia ha esportato circa 1,6 milioni di alberi di palissandro, la maggior parte dei quali violava la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (Cites), organismo che il mese scorso ha chiesto a sette stati, incluso il Gambia, di sospendere immediatamente il commercio di palissandro.
E questo nonostante nel 2017, il presidente Adama Barrow abbia adottato delle prime misure contro il traffico, vietandone l’abbattimento.
Ora, per la prima volta, il governo gambiano ne ha anche vietato non solo l’esportazione, ma anche l’importazione. Questo perché gran parte del legname pregiato che viene imbarcato in Gambia proviene dalla confinante regione senegalese della Casamance dov’è attiva da decenni una guerriglia separatista che utilizza il traffico illegale per finanziarsi.
Le nuove misure restrittive adottate dal Gambia, però, seppur importanti, sono destinate ad essere ben poca cosa di fronte alla vastità del commercio illecito.
Quello del palissandro e, più in generale, del legname, è un business redditizio, cresciuto costantemente negli ultimi decenni e che ha subito un’impennata con l’ingresso della Cina in Africa. Un commercio evidentemente favorito da impunità e corruzione dilagante. E che non riguarda solo il piccolo Gambia, ma più in generale tutta l’Africa occidentale.
Il primo esportatore in assoluto di palissandro resta la Nigeria. I bracconieri locali e i loro patrocinatori cinesi, infatti, dopo aver decimato le foreste negli stati settentrionali di Cross River, Adamawa, Taraba, Kaduna e Ondo, hanno spostato il loro raggio d’azione in Camerun per sfruttare i 22 milioni di ettari di foresta tropicale del paese, abbattuta ad un ritmo di 1 milione e mezzo di ettari in sette anni, dal 2000 al 2017.
Intere foreste vergini hanno seguito lo stesso destino nell’ultimo decennio anche in Mali, Costa d’Avorio, Ghana e, più giù, in Rd Congo e fino al Madagascar, contribuendo all’aggravamento degli di quegli effetti dei cambiamenti climatici, oggi già drammaticamente sotto gli occhi di tutti.