L’aumento delle tensioni nel Sahel, della presenza jihadista e dei colpi di Stato in alcuni paesi dell’Africa occidentale stanno provocando preoccupazione anche in Ghana.
Stato che confina, tra l’altro, con paesi che hanno già manifestato in passato crisi politiche, come la Costa d’Avorio, tensioni securitarie, come il Togo e colpi di Stato – parliamo del Burkina Faso -.
Ed è proprio nel nord del Ghana che stanno aumentando attacchi e tentativi di ingressi “sospetti”.
Il confine con il Burkina Faso è sempre stato controllato in modo particolare dalle forze militari ghanesi, ma questi controlli si sono – gioco forza – intensificati negli ultimi mesi.
Questo non ha fermato l’ultimo sanguinoso evento in ordine di tempo. Il 21 settembre nove persone sono state uccise e diverse ferite in un’imboscata tesa da sconosciuti.
L’attacco si aggiunge a molti altri già verificatisi e che sembrano aumentati negli ultimi mesi. Secondo le forze di sicurezza ghanesi si tratta di militanti islamisti.
Pare che gli aggressori abbiano sparato contro due veicoli che trasportavano commercianti diretti ad un mercato locale, e la maggior parte delle vittime sono donne.
Insicurezza crescente
Nonostante il nord del Ghana sia a maggioranza musulmana, non ci sono però segnali di sommovimenti interni né di appoggi ai militanti che tentano di entrare nel paese.
Lo scorso luglio oltre 250 persone che si erano rifugiate in Ghana per sfuggire alla violenza nel loro paese, il Burkina, sono state espulse.
E sempre nel mese di luglio – e sempre nel nord del paese – è stato sventato un grosso attentato: il tentativo di far saltare un ponte.
Già ad aprile di quest’anno erano state dispiegate al confine con il Burkina 1.000 forze speciali dopo che alcuni uomini armati avevano sparato contro gli agenti dell’immigrazione che lavorano al confine, uccidendone uno.
Il timore del governo – ma anche dei cittadini – è quello che gli estremisti islamisti stiano cercando di fomentare disordini per espandersi nella regione.
La città che sta maggiormente risentendo di questi clima di tensione (e degli attacchi degli ultimi mesi) è Bawku, quella più vicina al confine e praticamente luogo obbligato di passaggio per tutti quelli che sono dediti ad attività commerciali e scambi reciproci per e da il paese confinante, cosa che ha sempre caratterizzato quest’area e che oggi è invece diventata un rischio.
Manifestazioni ad Accra
L’attacco di ieri si inserisce in un momento particolarmente delicato per il Ghana. La capitale Accra – nello stesso giorno dell’attacco nel nord – è stata protagonista di una protesta che ha preso di mira il presidente Nana Akufo-Addo e il suo governo, accusato di corruzione, incapacità, nepotismo e scandali.
#OccupyJulorBiHouse è la parola d’ordine di questa protesta che ha visto tanti giovani manifestare davanti a Jubilee House, il palazzo presidenziale.
Nel corso della protesta – che ha riguardato anche la contestazione ad un eventuale intervento militare in Niger, dove si è verificato uno dei recenti golpe – 49 persone sono state arrestate.
I dimostranti hanno denunciato violenze gratuite da parte della polizia. Presa di mira anche una giornalista, Bridget Otoo, assai nota nel paese.
Insicurezza anche in Togo, Benin e Costa d’Avorio
Per tornare alla questione securitaria collegata al jihadismo, la preoccupazione (e l’attenzione) più forte rimane sul controllo dei confini.
Il Togo – dopo il Burkina – è quello che preoccupa di più. Dal giugno 2022 è in vigore lo stato di emergenza nelle regioni della Savana, dunque al nord, decretato dal presidente, Faure Gnassingbé.
Praticamente il paese è tagliato in due, perché è impossibile viaggiare oltre una certa linea di demarcazione stabilita dal governo.
Anche in questo caso il timore sono le incursioni di militanti armati provenienti dal Burkina Faso con cui anche il Togo condivide parte del confine.
Già dal 2021 si registrano attacchi in quella zona del paese. Attacchi che nel tempo si sono intensificati, colpendo anche il vicino Benin.
Sin dai primi incidenti nel 2019 in Benin e nel 2021 in Togo, le tattiche degli insorti si sono ampliate dal prendere di mira le forze di difesa al piazzare ordigni esplosivi improvvisati sulle strade e all’aggressione ai civili – così spiega un report dell’Institute for Security Studies. E questo ha portato alla fuga della popolazione.
Almeno 32mila i togolesi che hanno lasciato le loro case. Se questi attacchi contro i civili andranno avanti di certo la situazione umanitaria diventerà critica.
Azioni di cooperazione tra i paesi e programmi di aiuto per le popolazioni sono stati messi in atto, ma certo nessuno vive più tranquillo.
Medesimi timori nell’altro paese francofono che condivide i confini con il Ghana, la Costa d’Avorio.
Anche questo non è rimasto immune da penetrazioni jihadiste. Ricordiamo l’attacco del 2016 al resort di Grand Bassam, rivendicato da AQMI (al-Qaida nel Maghreb islamico), in cui morirono 16 persone.
E anche questo paese sta cercando di proteggere i suoi territori al nord. Un confine, ormai, vulnerabile per molti.