“Change. We need a change”. Cambiamento è la parola che ha risuonato durante la campagna elettorale. Una parola che ha poi accompagnato la gioia e le celebrazioni degli elettori che hanno portato alla vittoria delle presidenziali 2024 in Ghana il candidato dell’NDC (National Democratic Congress), John Dramani Mahama.
Partito che, per semplificare, possiamo definire di centro sinistra. Seppure nei giorni scorsi abbiamo preferito non seguire o dare spazio a sondaggi e previsioni, abbiamo più volte insistito (anche nel dossier di novembre, dedicato proprio alla situazione in Ghana) sul fatto che queste elezioni arrivavano in un momento di profonda crisi economica, di frustrazione da parte della popolazione e di disillusione per le performance del governo dell’NPP (New Patriotic Party) che ha guidato il paese per due mandati (8 anni).
Così pure vi abbiamo raccontato delle “abitudini di voto” dei cittadini ghanesi, legate in forte misura al clientelismo, alla base etnica, alle provenienze geografiche. Ecco, in queste elezioni tutti questi aspetti si sono fusi, hanno creato un corto circuito ma anche dimostrato che i ghanesi si confermano una popolazione matura e pacifica.
Prova di democrazia
Cominciamo da quest’ultimo aspetto: seppure si sono registrati alcuni incidenti, come l’arresto di persone che pare trasportassero schede già votate e in un caso una persona è rimasta uccisa, le votazioni si sono svolte in modo tranquillo e ordinato.
Da evidenziare anche il lodevole lavoro compiuto dalla macchina elettorale che ha saputo effettuare lo spoglio dei voti in tempi record, evitando così il montare di malumori e tensioni.
Crolla l’NPP
Riguardo invece alla scelta di voto, su 16 regioni la maggioranza ha votato per il candidato presidente e i candidati al parlamento dell’NDC ribaltando alcune abitudini consolidate.
Ha scelto di cambiare strada, ad esempio, la regione Ashanti fortissimo e storico bacino di voti dell’NPP mentre le regioni del nord e soprattutto il nord-est hanno confermato il voto all’NDC, scontato il voto in massa per questo partito nella regione del Volta.
Il candidato presidente dell’NPP, Mahamudu Bawumia, che è stato vicepresidente per gli otto anni di governo, a poche ore dall’inizio dello spoglio e senza attendere quindi la dichiarazione ufficiale della Commissione elettorale, ha chiamato l’avversario e si è congratulato con lui della vittoria. Un segnale che anche lui si aspettava tale risultato.
Non solo non ha ottenuto la maggioranza dei voti al nord, nonostante sia la sua area di provenienza e nonostante sia stato il primo candidato di quell’area e di religione musulmana ad essere proposto come presidente, ma con lui l’NPP ha perso un numero consistente di voti nella regione Ashanti, come dicevamo.
I cittadini di etnia akan – si commenta qui nel paese – non avrebbero mai permesso di essere governati da una persona del nord.
Il peso della crisi
E poi c’è la questione economica che ha dominato la campagna elettorale. Nana Akufo-Addo, che rimarrà al potere fino a gennaio, lascerà un paese peggiore di come lo aveva trovato nel 2016, quando aveva battuto lo storico avversario John Mahama.
Aveva poi chiesto ai cittadini fiducia per un secondo mandato. Una fiducia che oggi la maggioranza della popolazione ritiene fosse stata mal riposta. Un’inflazione alle stelle, un debito di 3 miliardi di dollari con il Fondo monetario internazionale, una disoccupazione a livelli raramente registrati in passato e questioni ambientali critiche sono l’immagine oggi del Ghana.
Il voto del 7 dicembre ha mandato un messaggio chiaro al presidente uscente e all’NPP che ha subìto un vero e proprio crollo. Questo partito non era mai sceso sotto il 45%. E molti dei principali candidati che avevano rivestito ministeri importanti non sono stati riconfermati dall’elettorato.
I risultati ufficiali non sono stati ancora pubblicati ma secondo l’NDC Mahama avrebbe vinto con il 56,3% dei voti, mentre Bawumia ne avrebbe ottenuto il 41,3%. L’NDC avrebbe anche ottenuto la maggioranza in parlamento conquistando 185 seggi sui 276.
Nuovo presidente, vecchie sfide
La strada di Mahama, che nel paese è anche conosciuto come Mr Dumsor visti i frequenti black out di energia elettrica durante il suo mandato dal 2012 al 2016, è ora tutta in salita. Perfetta la sintesi di The Africa Report che titola: New president, old challenges. Le sfide da affrontare sono veramente tante e le previsioni non rosee.
Di sicuro la sua campagna elettorale è stata svolta nel segno della razionalità e della ponderatezza, senza promesse mirabolanti e populistiche. Secondo alcuni analisti il paese andrà incontro ad un periodo ancora critico e con carenza di liquidità nel 2025 e forse anche nel 2026.
Mahama, in un compito che si prevede non facile, sarà affiancato dalla prima vicepresidente donna, Jane Naana Opoku-Agyemang. Il cambio che i cittadini chiedono con forza c’è stato, bisogna ora vedere quali risultati porterà.