Si è concluso il 28 agosto il vertice Ticad 8 (Tokyo International Conference on African Development), che per due giorni ha visto riuniti a Tunisi 30 capi di stato e di governo provenienti da tutta l’Africa, insieme a oltre 200 delegati delle ong e della società civile del continente, 108 responsabili di agenzie regionali e internazionali, e 120 rappresentanti della grande impresa nel campo del commercio, dell’industria e dell’innovazione tecnologica.
Numeri importanti che hanno reso l’ottavo Forum Giappone-Africa uno dei più grandi eventi diplomatici ibridi seguiti all’emergenza sanitaria per il Covid-19.
L’iniziativa per la cooperazione nippo-africana, lanciata con cadenza triennale nel 1993, in questa nuova edizione si è incentrata sul tema “discutere come creare insieme un mondo sostenibile, nel complesso contesto dell’epidemia di Covid e della situazione in Ucraìna”.
Nel discorso d’apertura del meeting, il primo ministro giapponese Fumio Kishida – che ha partecipato da remoto perché positivo al virus – ha annunciato che il suo paese farà pressione affinché l’Africa sia rappresentata al più alto livello decisionale delle Nazioni Unite.
«Il Giappone ribadisce la sua determinazione a porre rimedio all’ingiustizia storica contro l’Africa di non essere rappresentata attraverso un membro permanente del Consiglio di sicurezza», ha detto Kishida, che ha anche annunciato l’aumento di 10 miliardi di dollari di investimenti rispetto al Ticad 7 di Yokohama, quando il Giappone decise di stanziare 20 miliardi di dollari all’Africa, nel settore privato.
Rapporti paritetici
Questa volta, Tokyo investirà nei prossimi tre anni 30 miliardi di dollari di finanziamento pubblico e privato, concentrandosi sulla qualità della crescita, sulla green economy, sulle start-up e soprattutto sulle risorse umane del continente, spesso descritto come l’ultima frontiera dell’economia globale.
Il Giappone intende sostenere lo sviluppo a guida africana, come «un partner che cresce insieme all’Africa», in vista del vertice G7 del prossimo anno a Hiroshima. Il primo ministro nipponico ha poi condannato con forza l’aggressione della Russia contro l’Ucraìna, evidenziando come il protrarsi del conflitto abbia ostacolato l’esportazione di grano e aggravato la crisi alimentare in Africa.
Per questo, Tokyo ha deciso di fornire un contributo di circa 130 milioni di dollari in assistenza alimentare ai paesi africani, oltre a 300 milioni di dollari da gestire attraverso la Banca africana di sviluppo (AfDB), per rafforzare la produzione alimentare continentale.
Tutto questo senza perdere di vista il competitor cinese, molto ben radicato in Africa. Per contrastare l’impetuosa avanzata di Pechino, il Giappone, più che a inseguire la Cina sulle cifre, sembra orientato a offrire alternative e opportunità diverse, promuovendo politiche espansive di spesa e maggiore attenzione alla redistribuzione delle ricchezze.
Risorse umane
Nel prossimo triennio, il Giappone intende anche continuare a concentrare il suo impegno sulla formazione di giovani talenti africani che abbiano competenze sulla costruzione e la manutenzione delle infrastrutture, la medicina, la sanità, l’agricoltura, l’amministrazione statale e la gestione aziendale.
I giovani africani intenzionati ad avviare delle imprese saranno invitati nelle università e nelle società giapponesi per essere formati, sulla base dell’African Business Education Initiative for Youth (Abe Initiative) che, a partire dal Ticad 5, ha prodotto circa 4mila giovani titolari d’impresa africani in Giappone e in Africa.
L’iniziativa Abe, ispirata dal defunto primo ministro giapponese Shinzo Abe, è probabilmente il programma più iconico del Ticad, che ogni anno porta centinaia di studenti africani in Giappone per formarsi nelle migliori scuole di specializzazione del paese asiatico.
Ci sono anche altri programmi di borse di studio giapponesi come il Japan Africa Dream, avviato dalla AfDB, e la prestigiosa borsa di studio accademica Monbukagakusho, offerta dal ministero giapponese dell’istruzione, della cultura, dello sport, della scienza e della tecnologia.
Altre iniziative promuovono invece la capacità di comprensione dell’Africa da parte degli studenti giapponesi. Tra queste, il Global Leadership Training Program che ogni anno porta in Africa studenti giapponesi laureati per sviluppare una prospettiva africana.
Senza dimenticare un altro dei programmi di punta del Ticad, l’Enhanced Private Sector Assistance for Africa Initiative (Epsa), fondato nel 2005 dal Giappone e dalla AfDB per incentivare il settore privato africano.
Dalla loro creazione nel 1993, i vertici Ticad, organizzati in collaborazione con le Nazioni Unite, la Banca mondiale e l’Unione Africana, hanno generato 26 progetti di sviluppo in 20 paesi del continente. Inoltre, il modello di finanziamento 50-50, adottato dal Ticad con l’AfDB, sottolinea l’approccio del Giappone di trattare gli africani come veri partner di fronte a sfide comuni e non come semplici beneficiari.
Tuttavia, gli scambi commerciali tra Giappone e Africa restano ancora modesti (24 miliardi di dollari all’anno). Per questo, Ticad 8 ha anche cercato di stimolare la creazione di un contesto normativo e politico capace di attrarre gli investitori giapponesi in Africa.
Anche questo vertice, insomma, ha confermato che l’approccio nipponico allo sviluppo economico rimane qualitativamente diverso rispetto a quello cinese, mantenendo basso l’onere del debito africano, responsabilizzando i settori privati del continente e coinvolgendo i beneficiari nell’identificazione delle priorità.