Il titolo è esplicito: il continente non è un territorio da depredare a piacimento.
Ed è rivolto sia ai tanti che in nome del business dimenticano di aver a che fare con dei popoli sia ai governanti africani che talora agevolano la depredazione.
Possiede quindi un precisa impostazione questa raccolta dei discorsi e delle omelie tenuti dal papa nel suo viaggio pastorale d’inizio anno nella Repubblica democratica del Congo (31 gennaio-3 febbraio) e in Sud Sudan (3-5 febbraio).
Dall’omelia del 1° febbraio a Kinshasa. Il perdono, prima sorgente della pace: «Nasce quando le ferite subite non lasciano cicatrici d’odio, ma diventano il luogo in cui fare posto agli altri e accoglierne le debolezze».
Dal discorso tenuto a Juba il 3 febbraio, incontrando autorità e società civile: «Fondamentale per lo sviluppo di un paese è lo sviluppo democratico. Esso tutela la benefica distinzione dei poteri, così che chi amministra la giustizia possa esercitarla senza condizionamenti da parte di chi legifera o governa».
In prefazione, la scrittrice nigeriana Ngozi Adichie, coglie appieno il significato del viaggio in due paesi attraversati da conflitti: «L’ampiezza e l’inclusività che animano la visione del papa, suggeriscono sia una Chiesa fiduciosa sia la sua personale fiducia nella Chiesa. È una fiducia fondata sull’umiltà, ed egli ne trae il coraggio per rendere ferma e inequivocabile la sua denuncia della guerra».