Gran Bretagna: doppia vergogna in un giorno solo - Nigrizia
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Giunta a Portland la chiatta-caserma per migranti, insieme all’ok alle deportazioni
Gran Bretagna: doppia vergogna in un giorno solo
L’arrivo della Bibby Stockolm nel porto della costa sud dell’Inghilterra segue di poche ore l’approvazione della legge per la deportazione dei migranti in Rwanda, l’Illegal Migration Bill. Ora manca la firma del re. L’opposizione delle Chiese e di molte ong inglesi
19 Luglio 2023
Articolo di Jessica Cugini
Tempo di lettura 5 minuti

Era solo questione di tempo, Nigrizia l’aveva scritto ancora a maggio, e ora, la Bibby Stockholm, la nave caserma, attrezzata per essere destinata a centro di detenzione per migranti privi di documenti, è arrivata nel porto di Portland, nel Dorset, sulla costa meridionale inglese. Lo scopo del noleggio è ospitare, nei prossimi mesi, almeno 500 persone richiedenti asilo.

Un arrivo molto contestato da diverse organizzazioni per i diritti umani. Un arrivo che amplifica un’altra questione, altrettanto discussa: la deportazione delle persone migranti che arrivano senza documenti dopo essersi avventurate nel canale della Manica con imbarcazioni di fortuna e che dovrebbero essere deportate in Rwanda. La notizia dell’arrivo della nave, infatti, arriva ieri, giorno in cui il governo britannico approva in maniera definitiva il disegno di legge sull’immigrazione “illegale”, dopo aver respinto una serie di emendamenti proposti dalla Camera dei Lord ancora lunedì.

Legge che scoraggia gli sbarchi

Il decreto, il cosiddetto Illegal Migration Bill, è stato pensato per privare del diritto di asilo chiunque arrivi “illegalmente” nel Regno Unito. Secondo il governo britannico del premier Rishi Sunak, questa legge dovrebbe scoraggiare gli sbarchi dei “piccoli scafi”, quelle imbarcazioni improvvisate che vengono gestiti dall’altra parte della Manica da gang di trafficanti. Si spera che sia un rimedio al numero di sbarchi che, secondo il governo, hanno raggiunto livelli record nel 2022.

Stando alle cifre diffuse, infatti, lo scorso anno sono state 45.755 le persone migranti arrivate via mare sulle coste inglesi, attraverso piccole e precarie imbarcazioni, partite soprattutto dalla Francia. E quest’anno si contano già oltre 12mila sbarchi, una cifra che fa pensare, visto che è più o meno la stessa che fu registrata lo scorso anno in questo periodo.

Cifre limitate

Certo questi numeri appaiono ridicoli, se messi a confronto con le oltre 600mila persone migranti arrivate con i documenti in regola lo scorso anno nel Regno Unito. Ma da sempre quel che arriva via mare attraverso gli sbarchi crea un grande imbarazzo a diverse latitudini, non solo la nostra. E lo crea ancora di più per un governo come quello conservatore britannico che in passato, durante la campagna per l’uscita dall’Unione europea, nel 2016, aveva promesso un maggiore controllo dei confini del paese.

Portare a casa il discusso provvedimento che colpisce anche bambine, bambini e i minori non accompagnati non appena compiono 18 anni, non è stato facile per il governo. La discussione è durata settimane. Nella Camera dei Lord si è cercato più volte, prima di fermare la legge e poi di emendarla in più punti. A sparigliare sono stati alla fine i Pari del Regno che, ieri notte, hanno ceduto e dato il nullaosta ai Comuni ai quali, di fatto, spetta sempre l’ultima parola.

Perché l’atto diventi effettivo manca l’ultima tappa, quella del Royal Assent, punto finale di ogni iter legislativo che prevede la controfirma del re Carlo III. Il sovrano che, essendo capo dello stato nel Regno Unito, deve bollare dell’assenso reale. Da tempo, i media britannici riportano che il re, in privato, avrebbe espresso non poche riserve sulla discussa legislazione, ritenuta, da più parti vergognosa. E che la sua perplessità sia stata espressa ancor prima della sua incoronazione.

Rwanda destinazione di migliaia di migranti e richiedenti asilo

L’accordo che si trascina dal 14 aprile dello scorso anno, tra vari stop and go, e che era stato annunciato dall’allora primo ministro Boris Johnson, prevede uno scambio monetario: il Rwanda dovrebbe accogliere migliaia di richiedenti asilo in cambio di 120 milioni di sterline, circa 140 milioni di euro. Un esternalizzazione dei confini che mette in discussione, però, i diritti delle persone migranti che dovrebbero poter presentare dal paese africano la domanda d’asilo e, in caso di rigetto, «godrebbero di una espulsione facilitata soprattutto verso quei paesi d’origine che fanno parte del continente».

Tante le opposizioni alla legge, a partire dall’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, così come la Chiesa cattolica d’Inghilterra e Galles, la Chiesa d’Inghilterra, cui si aggiungono varie realtà della società civile, tra cui le più importanti ong umanitarie, o le Nazioni Unite, e ovviamente l’opposizione laburista, che tanto ha combattuto nelle sedi istituzionali, anche insieme a una parte dello stesso partito tory.

Una legislazione, questa dell’Illegal Migration Bill, che «viola l’insegnamento della Chiesa cattolica in materia di accoglienza, protezione e integrazione dei rifugiati», ha commentato, in un comunicato, il vescovo responsabile del settore migrazione, Paul McAleenan, ricordando come le persone rifugiate «sono esseri umani fatti a immagine di Dio, non un problema politico da risolvere. Il comando biblico di amare lo straniero è inequivocabile e non dipende da dove queste persone arrivano o da come hanno raggiunto il nostro paese».

Violazione dei diritti umani

Le denunce si susseguono sui diritti che questa norma viola. E sono proprio queste barricate ad aver fatto sì che fino a oggi nessuna persona migrante priva di documenti arrivata nel Regno Unito è stata mai deportata in Rwanda. Ogni volta che l’aereo era pronto, il ricorso ai giudici da parte delle ong ha fermato le deportazioni.

La scorsa settimana, la Corte d’appello di Londra ha bocciato il progetto di questo governo, giudicando illegale questa norma, in quanto ha ritenuto che il sistema d’asilo del paese, governato da Paul Kagame, sia deficitario e affermando che le persone richiedenti asilo, una volta arrivate a Kigali, rischiano di essere rimandate, a loro rischio e pericolo, nei paesi d’origine non sicuri.

Dunque, benché approvata, la legge è ancora intrappolata nel braccio di ferro che sta andando avanti tra giudici e governo. Un botta e risposta che non si è ancora concluso ma, anzi, che pare destinato a continuare. Si attende, infatti, la decisione autunnale della Corte suprema cui si è fatto un ultimo ricorso.

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