Il governo italiano appare sempre più in imbarazzo per la sua posizione decisamente pro-Israele nel conflitto in Medio Oriente. In particolare nei rapporti con i partner nordafricani.
Così, dopo aver rinviato all’ultimo momento il vertice Italia-Africa, previsto per il 5 e 6 novembre a Roma e slittato a gennaio, la diplomazia italiana avrebbe posticipato a data da destinarsi – ne dà notizia Africa Intelligence -anche il forum Dialoghi Mediterranei (MED Dialogues), indetto dal 2 al 4 novembre sempre nella capitale.
Un convegno annuale, organizzato dalla Farnesina e dall’Istituto italiano per gli studi di politica internazionale (ISPI), che avrebbe avuto come ospite d’onore il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, storicamente schierato a favore della causa palestinese.
Troppo importante, per l’Italia, mantenere i vitali rapporti con Algeri, divenuta partner privilegiato per la fornitura di gas all’Europa, dopo l’avvio della guerra russo-ucraìna. Lo dimostra anche la recente missione in Algeria dell’ad di ENI Claudio Descalzi.
Per il governo, si sa, la priorità è garantire la sostenibilità energetica, a maggior ragione con l’inverno alle porte e dopo il blocco dell’East Mediterranean Gas (EMG), il gasdotto sottomarino tra Israele ed Egitto, in seguito allo scoppio del conflitto mediorientale.
A questo scopo anche la visita lampo della premier Meloni, sempre con Descalzi, in Congo e Mozambico, dove ENI sta sviluppando nuovi impianti per la produzione di gas naturale.
La bipolarizzazione della sempre più sanguinaria guerra tra Israele e Hamas è particolarmente forte in Africa, con una prevalenza di paesi che condannano i bombardamenti israeliani sulla popolazione palestinese.
Così anche ieri, oltre alle nuove, partecipate manifestazioni popolari contro Tel Aviv in Tunisia (in questo caso anche contro la Francia), Mauritania e Marocco, si registra anche la dura condanna dell’Unione Africana per i missili sull’ospedale al-Ahli di Gaza City, che ha provocato almeno 200 morti, tutti civili.
Un’azione che ha spinto il presidente della Commissione dell’UA, il ciadiano Moussa Faki Mahamat, ad accusare Israele di un “crimine di guerra”.
There are no words to fully express our condemnation of Israel’s bombing of a #Gaza hospital today, killing hundreds of people. Targeting a hospital, considered a safe haven under International Humanitarian Law, is a war crime. The International Community must act now.
— Moussa Faki Mahamat (@AUC_MoussaFaki) October 17, 2023
Nonostante il coro di proteste e di appelli internazionali per la protezione dei civili, però, il 16 ottobre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non ha adottato una risoluzione, proposta dalla Russia, che chiedeva un cessate il fuoco umanitario a Gaza, senza però esprimere un’esplicita condanna nei confronti di Hamas.
Per l’approvazione erano richiesti almeno nove voti a favore. Ce ne sono stati solo cinque (Cina, Gabon, Mozambico, Russia ed Emirati Arabi Uniti). Quattro i contrari (Francia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti), mentre altri sei (Albania, Brasile, Ecuador, Ghana, Malta e Svizzera) si sono astenuti.