Il presidente Cyril Ramaphosa ha avuto una conversazione telefonica con il presidente russo Vladimir Putin, nel corso della quale lo ha informato sulla prossima missione di pace di 6 capi di stato africani (e del presidente di turno dell’Unione africana, Azali Assoumani) in Ucraìna e Russia.
I due leader hanno anche discusso del Vertice Russia-Africa che si terrà a fine luglio a San Pietroburgo, nella Federazione Russa.
Putin pare che abbia accolto con favore l’iniziativa dei capi di stato africani di Congo, Egitto, Senegal, Sudafrica, Uganda e Zambia, che si sono incontrati virtualmente il 5 giugno concordando, appunto, «di rivolgersi insieme a Putin e Zelensky per proporre un cessate il fuoco e un accordo di pace nella regione». I ministri degli esteri dei sei paesi promotori dell’iniziativa erano stati incaricati di «finalizzare gli elementi di una road map per la pace».
E ora la delegazione incontrerà prima Zelensky, presidente ucraìno, il 16 giugno e il giorno successivo Putin
L’iniziativa è nata da Ramaphosa che, il 17 maggio, aveva reso noto di avere avuto conversazioni telefoniche sia con il presidente russo che con quello ucraìno. Il Sudafrica vuole tra l’altro dimostrare di essere paese non-allineato che promuove il negoziato per la risoluzione del conflitto.
È di ieri, infatti, la dichiarazione del ministro sudafricano alla presidenza, Khumbudzo Ntshavheni, nella quale ha «aperto alla possibilità che il Sudafrica ospiti il vertice di pace qui».
Ma che l’Africa sia in qualche modo al centro di relazioni diplomatiche legate al conflitto in corso lo dimostra anche l’annuncio di ieri del ministro degli esteri ucraìno Dmytro Kuleba: il suo paese intende aprire nuove ambasciate in dieci paesi africani nel tentativo di contrastare l’influenza russa nel continente.
Presto saranno aperte le prime ambasciate in Rwanda e Mozambico.