Guinea: 20 anni di carcere all’ex golpista Moussa Dadis Camara
Guinea Politica e Società
L’allora capo della giunta militare giudicato responsabile di crimini contro l’umanità per il massacro del 28 settembre 2009
Guinea: 20 anni di carcere all’ex golpista Moussa Dadis Camara
01 Agosto 2024
Articolo di Redazione
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Moussa Dadis Camara nell'agosto 2009 (Credit: wikipedia.org/Diplomatica/Pubblico dominio)

La Corte penale della Guinea ha condannato a 20 anni di prigione Moussa Dadis Camara, ex leader della giunta militare che aveva preso il potere con un colpo di stato dopo la morte di Lansana Contè nel 2008.

Camara aveva rivestito la carica di capo dello stato e presidente del Consiglio Nazionale della Democrazia e dello Sviluppo, con l’incarico di condurre il paese verso la democrazia.

Con lui sono stati condannati altri sette funzionari di alto rango, altri quattro sono stati invece assolti.

Le accuse includono omicidio, rapimento e stupro, dichiarati dal tribunale “crimini contro l’umanità”.

La sentenza ha riguardato il massacro perpetrato da parte dei militari nello stadio della capitale il 28 settembre 2009, quando furono uccise almeno 157 persone e fu fatta violenza a decine di donne.  

Più di 100 sopravvissuti e parenti delle vittime hanno testimoniato nel processo, iniziato nel novembre 2022, più di un decennio dopo il massacro e sotto la pressione di famiglie e attivisti che chiedevano giustizia.

I giudici si sono pronunciati anche sulle richieste di risarcimento, assegnando una somma compresa tra 200 milioni e 1 miliardo di franchi guineani (circa 23mila-115mila dollari) ai diversi gruppi di vittime, tra cui coloro che hanno subito traumi fisici e psicologici.

I manifestanti allo stadio, quel 28 settembre, stavano protestando pacificamente contro il progetto di Camara di candidarsi alla presidenza, quando i soldati aprirono il fuoco su di loro e violentarono dozzine di donne.

I più stretti collaboratori di Camara erano allo stadio e, come confermato in un rapporto di Human Rights Watch, non fecero nulla per fermare il massacro.

Secondo Tamara Aburamadan, consulente per la giustizia internazionale presso HRW, la decisione del tribunale «invia un messaggio forte e chiaro ai responsabili di gravi crimini in Guinea e altrove: è possibile fare giustizia».

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