Il colonnello Mamady Doumbouya, capo della giunta militare che governa la Guinea dal 5 settembre scorso, vuole che il suo paese, secondo produttore mondiale di bauxite, utilizzata per produrre l’alluminio, tragga più vantaggi dal minerale.
Per questa ragione ha avviato un’operazione in po’ aleatoria che può avere anche lo scopo di distrarre l’opinione pubblica guineana ormai da sette mesi in attesa di conoscere il calendario della transizione che dovrà concludersi con il voto e il ritorno del potere in mano ai civili.
Il colonnello-presidente (si è fatto investire presidente il 1° ottobre dopo aver deposto Alpha Condé) ha chiesto alle imprese straniere che hanno la concessione per sfruttare i giacimenti di bauxite (tra cui anche l’Iran) di presentare entro fine maggio un piano per dotare il paese di aziende di trasformazione. Vendere un prodotto già raffinato consentirebbe al paese dell’Africa occidentale di ottenere maggiori introiti.
In punto è che servirebbero investimenti notevoli perché la Guinea è priva di infrastrutture di base, a cominciare dalle strade. Si stima che le riserve guineane di bauxite ammontino a 7,4 miliardi di tonnellate. E la Cina importa dalla Guinea circa la metà del suo fabbisogno di bauxite.