Anche il settore della giustizia, ai suoi massimi livelli, ha perso qualsiasi credibilità, nella Guinea-Bissau. È quanto ha dichiarato giorni fa l’avvocato Carlos Vamain, uno dei costituzionalisti più in vista del paese.
In questo piccolo stato lusofono dell’Africa occidentale si sono succeduti episodi che hanno lasciato esterrefatti opinione pubblica, mondo politico e osservatori internazionali.
Prima la sospensione di José Pedro Sambú, il 23 ottobre, dalla carica di presidente del Supremo tribunale di giustizia (STJ), da parte del Consiglio superiore della magistratura giudiziaria (CSMG), per supposto intralcio alla giustizia.
Poi la sospensione, da parte dello stesso Sambú, del proprio vicepresidente, Lima André, il maggior artefice della decisione assunta da parte del CSMG.
Poi, ancora, l’ingresso di uomini armati nell’edificio del tribunale, il 3 novembre scorso, a oggi ancora occupato da individui con vesti militari ufficiali dell’esercito, di cui il governo dice di non sapere niente.
Infine, l’abitazione di Sambú presidiata anch’essa da uomini dell’esercito, situazione che lo ha indotto a dare le dimissioni dalla carica da cui era comunque stato sollevato.
Nel frattempo, il presidente del parlamento, Domingos Simões Pereira, leader della coalizione che fa capo allo storico PAIGC (Partito africano per l’indipendenza della Guinea-Bissau e Capo Verde), uscito vincitore dalle recenti elezioni legislative, chiedeva una presa di posizione e un intervento del presidente della Repubblica che, come sovente succede in questi casi, tace, mentre la società civile parla di un vero e proprio affronto ai più elementari principi dello stato di diritto.
I precedenti
La crisi nella giustizia della Guinea-Bissau non comincia oggi: poco dopo essere stato polemicamente eletto, a giugno del 2020, l’attuale presidente, Umaro Sissoco Embaló aveva lanciato strali contro la corruzione presente nel Supremo Tribunale, colpevole, secondo la sua opinione, di abbandonare il proprio ruolo di arbitro, per entrare nell’agone politico-partitario del paese.
Così, il candidato vicino al presidente della Repubblica, José Pedro Sambú, a dicembre del 2021 veniva eletto presidente del Supremo Tribunale, lasciando la presidenza della Commissione nazionale delle elezioni (CNE), nonostante il boicottaggio di diversi giudici consiglieri, che ritenevano illegale la sua candidatura.
La presidenza Sambú presso la CNE risultò decisiva per l’ufficializzazione della nomina di Embaló a capo dello stato, nonostante fosse ancora pendente un ricorso del candidato sconfitto, Simões Pereira.
Tale ricorso venne ignorato proprio dalla CNE di Sambú, nonostante il Supremo Tribunale non si fosse ancora pronunciato in merito.
Tutto fece pensare che Sambú fosse stato premiato da Embaló a causa della frettolosità nel divulgare i risultati delle elezioni presidenziali, contribuendo a instaurare un clima di costante tensione nel paese.
Possibili motivi della rimozione
Tutto lascia pensare che la contestata elezione prima, la sospensione e le successive dimissioni poi di Sambú dalla massima carica della giustizia della Guinea-Bissau debbano essere lette in ottica politica.
In una riunione presso la presidenza della Repubblica, fonti attendibili riportano “espressioni umilianti” contro Sambú da parte del presidente Embaló poco prima dell’inizio del processo che avrebbe poi portato alla sua rimozione dalla carica.
Ancora una volta, lo spettro delle elezioni starebbe alla base delle divergenze fra le due alte cariche istituzionali, prima alleate, oggi nemiche. Come noto, Embaló ha rimandato per mesi le elezioni legislative in Guinea-Bissau, poi realizzatesi nel giugno scorso, temendo – come puntualmente avvenuto – una sonora sconfitta.
L’accusa che circola in ambienti ben informati è che Sambú non avrebbe fatto quanto preventivamente stabilito col capo di stato per mettere in difficoltà la coalizione risultata poi vincitrice delle elezioni legislative, guidata da Simões Pereira, impedendone la vittoria.
Ciò sarebbe tanto più sconveniente, agli occhi di Embaló, in vista delle prossime elezioni presidenziali, che si preannunciano difficilissime per l’attuale presidente, e che potrebbero portare Pereira alla presidenza della Repubblica.
Avere un Supremo Tribunale amico e su cui contare è quindi un elemento fondamentale per la tattica di Embaló in vista di una sua rielezione alla più alta carica dello stato.
Nei prossimi giorni il quadro sarà più chiaro, quando il nuovo presidente del Supremo Tribunale sarà eletto. Questa carica, insieme alla presidenza della CNE, potranno risultare determinanti in vista delle elezioni presidenziali – previste tra un anno – e della stabilità istituzionale (o del caos, come sembra più probabile) in Guinea-Bissau.