Sfruttare a proprio favore la diffidenza della comunità internazionale verso la giunta militare golpista guidata da Mamady Doumbouya per mettere le mani sulle ricche miniere di ferro e bauxite della Guinea. È la strategia seguita dall’Iran, ricostruita nei dettagli in un recente report pubblicato da Africa Intelligence.
Nell’ottobre scorso la Société des Bauxites de Dabola-Tougué (Sbdt) si è candidata per l’esplorazione di nuovi giacimenti nel paese. Formalmente, Sbdt è una joint venture detenuta al 51% da Teheran e per il restante 49% da Conakry, anche se di fatto è finanziata e gestita quasi esclusivamente dal governo iraniano. La società si è proposta per ottenere una licenza di esplorazione in un’area mineraria situata nella prefettura di Faranah, nel sudest del paese.
Considerato il grave stato in cui versa l’economia iraniana, non è certo che qualora dovesse ottenere licenza, l’Iranian Mines & Mining Industries Development & Renovation Organisation (Imidro), azienda di stato che coordina le attività di Sbdt, sarà effettivamente in grado di eseguire gli studi preliminari e avviare in loco le prime attività estrattive.
La mossa di Teheran va dunque interpretata più come un segnale di avvicinamento lanciato al colonnello Doumbouya – che nel settembre scorso con un golpe lampo ha destituito il presidente Alpha Condé – e al nuovo ministro delle miniere, Moussa Magassouba.
Il bisogno di ferro e bauxite dell’Iran
L’interesse di Teheran per le miniere di ferro e bauxite della Guinea non è d’altronde una novità. La bauxite, in particolare, è essenziale per l’industria iraniana poiché è alla base della produzione di alluminio di cui fa un uso massiccio nell’edilizia, nei trasporti, nell’aeronautica e nel settore chimico.
Teheran punta ad aumentare la produzione di alluminio a 1,5 milioni di tonnellate all’anno entro il 2025. Ma al momento dispone internamente di meno di un milione di tonnellate all’anno di bauxite (in media ne sono necessarie 4 tonnellate per ottenerne una di alluminio). Ecco perché l’Iran si approvvigiona regolarmente da anni in Afghanistan e guarda con interesse anche alla Guinea, il paese che possiede le maggiori quantità di bauxite al mondo.
Dopo aver incassato solo rifiuti dall’ex ministro delle miniere guineano Abdoulaye Magassouba, l’Iran adesso bussa alla porta del suo successore. L’ex presidente Condé era infatti molto vicino a Cina, Turchia e Russia, mentre nei confronti dell’Iran è sempre stato freddo: fare affari con Teheran avrebbe infatti significato per lui infastidire alcuni dei suoi più grandi alleati, vale a dire gli Stati Uniti ma anche il Marocco e gli Emirati Arabi Uniti.
Il fallimento dei piani di estrazione iraniani
Poco dopo la sua costituzione nel 1994, la Société des Bauxites de Dabola-Tougué ha ottenuto una licenza per operare in Guinea in un’area di circa di 5.700 km quadrati a Dabola-Tougué, nella parte centrale del paese, dove era stimata la presenza di circa 600 milioni di tonnellate di bauxite.
Da allora la società a guida iraniana non è però riuscita a mettere a regime lo sfruttamento dei ricchi giacimenti presenti nell’area. Un fallimento dovuto alla composizione del minerale estratto, che per essere reso commerciabile richiede un trattamento tecnologico particolarmente costoso.
Per venire fuori da questo stallo l’Iran negli ultimi anni ha cercato, senza riuscirvi per via delle sanzioni internazionali, partner per costruire delle linee di collegamento – una rete ferroviaria o un gasdotto da sviluppare lungo un tracciato di 300 km – per raggiungere più velocemente la costa da cui far partire per mare i carichi di bauxite estratti.
Dal 2016 al 2018, Sbdt ha provato a ottenere altri permessi di estrazione in giacimenti più vicini alla costa. Ma il governo dell’ex presidente Condé, temendo, come detto, ritorsioni da parte dei suoi alleati, ha sempre negato qualsiasi apertura.
Il tentativo di rilancio dopo il golpe
Dopo il golpe del settembre scorso, l’Iran spera adesso di rientrare in partita sfruttando il vuoto diplomatico che si è finora creato attorno a Doumbouya. Per Teheran il momento è da cogliere assolutamente, anche perché la controllata guineana del gruppo emiratino Ghantoot Group, Marine Contracting and Infrastructure, ha in programma di sviluppare un corridoio ferroviario per Dabola-Tougué con l’obiettivo di aumentare lo sfruttamento dei propri giacimenti di ferro di Simandou.
L’incognita è capire quali sono le reali intenzioni del colonnello Doumbouya. Questi è sembrato da subito propenso a cercare contatti con l’Occidente, considerati sia i suoi trascorsi nella Legione straniera francese che il suo periodo di addestramento militare in Israele. Per Teheran, dunque, la strada in Guinea rischia di continuare a essere in salita.