Guinea: scontro con la Russia per un “debito d’oro” - Nigrizia
Economia Guinea
Braccio di ferro con l’oligarca Alexei Mordashov
Guinea: scontro con la Russia per un “debito d’oro”
La giunta militare chiede alla società russa Nordgold il pagamento di oltre 200 milioni di dollari non versati quando nel 2010 ha acquistato la compagnia pubblica Société miniere de Dinguiraye. In gioco c’è il controllo della ricca miniera di Lefa, tra le più grandi al mondo
12 Settembre 2023
Articolo di Rocco Bellantone
Tempo di lettura 3 minuti
(Mining Magazine)
La miniera d'oro di Lefa

In Guinea Conakry è scontro tra la giunta militare che ha preso il potere nel 2021 e la società russa Nordgold. L’azienda, specializzata nell’estrazione di oro e controllata dall’oligarca Alexei Mordashov, finito nel mirino delle sanzioni statunitensi dal giugno 2022 dopo l’invasione russa dell’Ucraìna, è accusata di non aver saldato un debito contratto in passato con il piccolo atato dell’Africa occidentale.

I fatti risalgono al 2006. All’epoca la multinazionale canadese Crew Gold deteneva il 15% delle azioni della società pubblica guineana Société Miniere de Dinguiraye (SMD), proprietaria della miniera di Lefa, uno dei più grandi giacimenti di oro del mondo situato nella regione di Faranah, circa 700 chilometri a nord-est rispetto alla capitale Conakry.

SMD è poi passata nel 2010 per intero a Nordgold. Ora Conakry pretende dalla società russa il pagamento del corrispettivo che era stato stabilito con Crew Gold per la cessione di queste quote.

Negli ultimi mesi la giunta militare è tornata a farsi sotto affidando all’avvocato norvegese Christian S. Gjerstrøm dello studio EIE Advokat l’avvio di un’azione legale contro Nordgold per costringerla a saldare il debito. L’accusa si avvale su un contratto firmato nel 2006. In base a questo contratto il 15% di SMD era stato ceduto dal governo della Guinea Conakry a Delta Gold Mining, all’epoca controllata da Kenor AS, a sua volta di proprietà di Crew Gold.

Considerato che nessuna di queste tre realtà ha mai pagato nulla per la cessione di queste quote, nel momento in cui Nordgold ha preso possesso della società ha ereditato automaticamente anche il debito da estinguere.

Una fonte vicina al management di Nordgold che opera a Conakry, sentita da Africa Intelligence, ha dichiarato che la società russa non intende però versare nemmeno un centesimo per questa storia.

Alleanze

Nel 2018, quando alla guida del paese c’era ancora l’ex presidente Alpha Condé poi deposto nel 2021 dai militari, Nordgold per il caso aveva ottenuto da Conakry l’annullamento di tutte le pendenze precedenti, restituendo allo stato il 15% di SMD e ottenendo un allungamento di altri 15 anni della propria licenza d’esercizio nella miniera di Lefa.

Versione confermata da quanto Nordgold dichiara sul proprio sito, ovvero di possedere solo l’85% delle azioni di SMD con il restante 15% in capo al governo guineano.

Gli avvocati della giunta militare di Conakry sembrano intenzionati a voler andare avanti e a Nordgold chiedono 30 milioni di dollari per la partecipazione in SMD che nessuno ha mai pagato al governo – né Delta Gold Mining, né Kenor AS, né Crew Gold – più altri 215 milioni di dollari per le mancate entrate al governo accumulate in questi anni.

I legali di SMD sostengono che, in realtà, la metà della somma concordata nel 2006 per la cessione delle sue quote – quindi 15 milioni di dollari – era già stata pagata in contanti allo stato guineano. La giunta militare dice però di non aver trovato traccia di questi soldi nel momento in cui si è insediata al potere.

La vicenda si sta rivelando piuttosto scomoda per il presidente Mamady Doumbouya, che sa di non potersi permettere di tirare troppo la corda con una società satellite del suo principale alleato all’estero, ovvero la Russia di Vladimir Putin.

Mordashov, dal canto suo, ha contatti solidi all’interno del nuovo governo, in particolare con il colonnello Amara Camara, segretario generale del presidente. Alla fine dovrebbe pertanto prevalere una soluzione negoziata, con Nordgold che pur di non perdere il controllo della ricca miniera di Lefa potrebbe accettare di diluire in più tranche il saldo di un debito da rivedere comunque al ribasso, con un primo pagamento di 75 milioni di dollari.

 

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