Haiti: bambini reclutati nelle gang, prime vittime della violenza
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Lo denunciano in forma diversa organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch
Haiti: bambini reclutati nelle gang, sono le prime vittime della violenza
Le bande armate rispondono anche così alla Missione multinazionale a guida kenyana
15 Ottobre 2024
Articolo di Redazione
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Foto da Flickr

La missione multinazionale di sicurezza schierata ad Haiti sembra non portare, finora, i risultati voluti. La violenza delle bande armate, invece di diminuire, sembra farsi sempre più devastante. Nei ultimi giorni alcune organizzazioni per i diritti umani hanno messo in evidenza la questione dei bambini come attori attivi del conflitto haitiano. Le varie realtà concordano su un punto: migliaia di minori sono vittime delle gang e pagano il prezzo più alto del vivere immersi nella violenza.

Secondo l’Unicef, ad Haiti circa mezzo milione di bambini e adolescenti vivono sotto il controllo deli gruppi armati. Anche cifre ufficiali non sono disponibili, si stima che almeno il 30% dei membri dei gruppi criminali siano minorenni. Su questo tema si è pronunciata la direttrice per le Americhe di Amnesty International, Ana Piquer.

In una dichiarazione al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, Piquer ha esortato gli stati membri a trovare con urgenza le risorse necessarie per proteggere in modo integrale i diritti dei bambini e prevenire ulteriori abusi e violazioni. La dirigente ha poi messo l’accento sulla necessità di porre fine alla totale impunità di cui godono i colpevoli delle violenze a danno dei minori.

«Abbiamo documentato storie strazianti di bambini costretti a lavorare per le bande: vengono impiegati per le consegne ma anche per raccogliere informazioni, oltre a essere costretti con la violenza a svolgere varie mansioni domestiche. Inoltre, le ragazze sono state vittime di stupri e violenze sessuali. La disperazione della loro situazione è davvero inquietante», ha denunciato ancora Piquer.

Sempre più coinvolti 

Nathalye Cotrino della divisione Crisi, conflitti e armi di Human Rights Watch (HRW) ha spiegato invece: «Con poche possibilità di sopravvivenza, molti bambini di Haiti sono attratti dai gruppi criminali, all’interno dei quali si dedicano ad attività illegali». Il tema è al centro di un rapporto della ong datato 9 ottobre.

Nel documento si legge che «i gruppi criminali hanno incrementato il reclutamento di minorenni in risposta alle operazioni della Missione multinazionale di appoggio alla sicurezza e alla polizia nazionale di Haiti, oltre che a quelle delle organizzazioni umanitarie e di difesa dei diritti umani locali e internazionali». Il contingente citato da HRW è presente nel paese caraibico dallo scorso giugno. A guida kenyana, è finanziato soprattutto dagli Stati Uniti. 

Sempre più bambini feriti, anche da armi da fuoco e con i segni della violenza sessuale, arrivano ai centri sanitari. Molti di loro cercano il rifugio e aiuto nelle chiese, temendo che se si recassero negli ospedali, potrebbero essere denunciati alla polizia, il che potrebbe causare problemi per loro e le loro famiglie. Inoltre, sempre più corpi di bambini vengono rinvenuti in strada.

La Missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite ha riferito che 105 bambini (78 ragazzi e 27 ragazze) sono stati uccisi tra gennaio e metà settembre 2024. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), oltre 300mila minori sono sfollati interni, poco meno della metà delle 700mila persone sfollate nel paese a causa delle violenze. 

I bambini si uniscono ai gruppi criminali per varie ragioni, stando a quanto ricostruisce nel suo report HRW. Il motivo principale è la fame. La maggioranza dei minori intervistati nel report della ong ha riferito di vivere in condizioni di estrema necessità, spesso senza fissa dimora, e di lottare quotidianamente per soddisfare i propri bisogni di base.

Sebbene alcuni vivessero ancora con le loro famiglie, i loro genitori, hanno affermato le persone sentite, non erano nelle condizioni di mantenerli. Un altro fattore importante e l’assenza dello stato. È grazie a questa che i gruppi armati possono proliferare, fornendo servizi che dovrebbero essere le autorità a garantire, come la protezione, il lavoro e i beni di prima necessità.

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