Haiti: guerra tra gang nella capitale - Nigrizia
Haiti
In migliaia intrappolati negli scontri senza acqua e cibo
Haiti: guerra tra gang nella capitale
La situazione è fuori controllo. Caduto il governo dopo l’assassinio del presidente Moïse, un anno fa, sono le bande armate a dominare. In sei mesi quasi 2.300 civili sono stati vittime degli scontri tra gang per il controllo del territorio. L’Onu chiede il blocco delle forniture di armi leggere e munizioni
18 Luglio 2022
Articolo di Giuseppe Cavallini
Tempo di lettura 5 minuti
(Credit: Caribbean News Network / Twitter)

Il 27 giugno scorso riportavamo l’uccisione, a Port-au-Prince, capitale di Haiti, durante una rapina, di suor Luisa Dell’Orto, Piccola sorella del Vangelo di Charles de Foucauld. L’ultima di diversi religiosi vittime, in un solo anno, con migliaia di altre persone, della violenza che imperversa nel paese.

Da lungo tempo i vescovi di Haiti hanno lanciato appelli e richiami riguardo alla crisi che il paese caraibico sta attraversando. Violenza e corruzione sono dilaganti ovunque. Migliaia di proprietari di piccole imprese sono stati costretti a chiudere i loro negozi nell’ultimo anno e la popolazione è precipitata sempre di più nella povertà. Ormai molta gente è alla fame. Anche oggi l’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Ohchr) ha comunicato la sua preoccupazione per la violenza sempre più grave che attanaglia il paese.

Almeno cento persone sono state uccise nelle ultime due settimane in scontri tra le due maggiori bande armate locali nel distretto di Cite Soleil della capitale. E la situazione è dunque peggiorata rispetto a quanto denunciato da Nigrizia nel novembre 2021.

Il 16 luglio scorso l’Ohchr aveva emesso un comunicato, poche ore dopo che il Consiglio di sicurezza dell’Onu aveva approvato all’unanimità la risoluzione presentata da Stati Uniti e Messico, di rinnovare il mandato ad un suo ufficio nel paese, esortando le nazioni circostanti a bloccare il trasferimento di armi leggere e munizioni a chi appoggia la quotidiana violenza delle bande e le attività criminali.

Varie agenzie umanitarie, tra l’altro, si sono mostrate disposte a intervenire per assistere le comunità colpite dalla violenza se le condizioni di sicurezza lo permettono.

Jeremy Laurence, portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, lo stesso giorno dichiarava: «Abbiamo documentato che nella capitale, da gennaio alla fine di giugno, si sono registrate 934 vittime, 684 feriti e 680 sequestri di persona. In soli cinque giorni – ha aggiunto -, cioè dal 8 al 12 luglio, almeno 234 persone, in maggioranza civili innocenti, sono rimaste uccise o ferite negli scontri protrattisi nell’area di Cite Soleil».

«Le bande armate – ha denunciato Laurence – diventano sempre più sofisticate nelle proprie azioni e lanciano in diverse aree della città operazioni simultanee, organizzate e ben coordinate. Il governo ha il dovere di proteggere i cittadini difendendone la vita e la proprietà». In molti casi si denuncia che le bande criminali, per mantenere il controllo sulla popolazione, impediscono alla gente perfino di procurarsi l’acqua e il cibo necessari, portandola a una condizione di sempre più grave denutrizione.

Richard Mills, vice ambasciatore statunitense, ha dichiarato che la nuova risoluzione approvata dalle Nazioni Unite punta a promuovere il dialogo politico e la capacità delle forze di polizia nazionale di mettere sotto controllo le violenze delle bande e proteggere i diritti umani.

A un anno dall’irrisolto assassinio del presidente Jovenel Moïse, a causa della perdurante violenza, molti haitiani hanno tentato di lasciare il paese, ormai totalmente nel caos e in bancarotta economica. I tentativi di formare una coalizione governativa efficiente sono finora falliti, e lo sforzo per promuovere nuove elezioni non ha avuto esito.

L’Onu è stata coinvolta in Haiti a partire dal 1990 e ha avuto operante nel paese una forza di pace dal 2004 al 2017. I disastri naturali, come il devastante terremoto che aveva ucciso oltre 2.000 persone e distrutto intere città nell’agosto 2021, la pandemia di Covid-19 e la crescente violenza tra bande rivali, hanno contribuito al degrado totale della situazione, specie in seguito all’uccisione, il 7 luglio 2021, da parte di un commando armato, del presidente Moïse.

Anche Medici senza Frontiere ha denunciato le condizioni di migliaia di persone intrappolate a Cite Soleil senz’acqua potabile, cibo e accesso a cure mediche. E ha lanciato, insieme ad altre organizzazioni umanitarie, un appello perché le bande armate risparmino la vita dei civili.

Gang in guerra per il controllo della città

La violenza nasce soprattutto dalla battaglia per il predominio tra le due bande principali. La G9, conosciuta anche come Famiglia G9 e Alleati, è capeggiata da Jimmy Cherizier, un ex poliziotto noto come “barbecue”, già in passato protagonista di massacri e accusato avere tuttora come alleati membri del governo conservatore di Moïse. L’altra è la G-Pep, nata nella stessa Cite Soleil e alleata con altri gruppi armati operanti nella regione intorno alla capitale.

Anche il Programma alimentare mondiale (Pam) ha denunciato la scorsa settimana che la fame sta aumentando ad Haiti, dove l’inflazione è salita al 26%, i costi di carburante e cibo sono lievitati e la sicurezza è sempre più precaria, specie a partire da maggio. Il direttore nazionale del Pam, Jean-Martin Bauer, ha dichiarato, in una recente video-conferenza, che almeno 1.3 milioni di haitiani sono ormai a un passo dalla fame nel nord-ovest e in parte del sud del paese.

«I gruppi criminali bloccano le strade e attaccano i convogli umanitari – ha dichiarato l’ufficiale – e dobbiamo servirci dei traghetti e dei velivoli per trasportare il cibo». Bauer ha inoltre informato che per i prossimi sei mesi occorreranno 39 milioni di dollari per garantire il proseguimento delle operazioni, appellandosi al sostegno dei donatori per evitare un ulteriore aggravarsi della situazione alimentare.   

 

 

 

 

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