La già complessa situazione ad Haiti sembra in via di peggioramento. Stando a quanto denunciato da fonti autorevoli, nel fine settimana fino a 184 persone sarebbero state uccise in violenze nel quartiere di Cité Soleil, sobborgo fra i più poveri e popolati della capitale Port-au-Prince. La maggior parte delle vittime sarebbe stata uccisa nell’ambito della personale rappresaglia di un capo delle diverse bande criminali che controllano buona parte del territorio della capitale.
Secondo l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Turk, l’episodio è stato «orchestrato dal leader di una potente gang» della città. La ong locale Combite pour la Paix et le Développement ha evidenziato come molte delle vittime fossero uomini e donne maggiori di 60 anni nonchè figure rispettate nella comunità per loro impegno sociale.
La rappresaglia di Felix
Le principali ricostruzioni indicano che Monel “Mikano” Felix, capo della gang Wharf Jérémie, avrebbe ordinato il massacro di cui si scrive dopo la morte del figlio di sette anni. Il bambino sarebbe perito per causa di una malattia non identificata, anche se alcune degli articoli che riferiscono dell’accaduto si limitano a riportare della malattia. Felix, sempre leggendo le ricostruzioni, avrebbe consultato un sacerdote voodoo, il quale gli avrebbe suggerito che la morte del bambino è stata causata da pratiche di stregoneria fatte da anziani della comunità, pure praticanti il voodoo. Da qui dunque, sarebbe partito l’ordine di realizzare il massacro.
È difficile sapere il numero esatto delle vittime anche perché il controllo delle gang su Cité Soleil prosegue da tempo. I banditi impongono dure restrizioni, tra cui il divieto di circolazione per certe strade e dell’uso dei cellulari. Per i residenti è quindi molto difficile comunicare, cercare aiuto o tentare di fuggire. La situazione nel quartiere, fino a 400mila abitanti secondo alcuni stime, con una densità di popolazione molto alta, è lo specchio della crisi nazionale: in questo anno, il bilancio delle vittime delle gang è arrivato a 5mila persone, con oltre 700mila sfollati interni, metà dei quali, bambini.
L’importanza del voodoo a Haiti
La religione voodoo è religione ufficiale a Haiti ed è parte integrante della società haitiana. Sebbene praticata in varie forme da gran parte degli abitanti del paese caraibico, il voodoo è spesso malinteso. Nella narrazione dominante, specialmente in occidente, si sono sedimentati una serie di pregiudizi e false rappresentazioni. I veri valori di questa religione sono per lo più sconosciuti. Purtroppo anche quest’ultima occasione potrebbe portare a nuove diffidenze.
Il voodoo in realtà celebra la vita, la comunità e la connessione con il divino e con la natura. Il gran numero delle vittime uccise in questo fine settimana a Cité Soleil, accusate di stregoneria, erano in realtà membri rispettati della comunità che rappresentavano la memoria storica e culturale del quartiere.
Le violenze che scuotono Haiti proseguono senza dar segnali di ridimensionamento, nonostante nel paese sia presente dallo scorso luglio una forza multinazionale di sicurezza finanziata dagli Stati Uniti, sostenuta dalle Nazioni Unite e guidata dal Kenya, che ha già schierato centinaia di agenti delle sue forze dell’ordine.
La notizia del massacro di Portaau-Prince giunge alla vigilia della Giornata internazionale dei diritti umani, celebrata ogni anno il 10 dicembre.