n Tunisia aumentano le mobilitazioni di protesta dopo l’ondata di discriminazioni contro i migranti e l’avvio dei lavori del nuovo parlamento, in seguito al voto flop di dicembre-gennaio. Ne abbiamo parlato con l’attivista e giornalista Henda Chennaoui, una delle principali leader del movimento contro la stretta autoritaria e repressiva del presidente Kais Saied.
Il presidente ha parlato di “orde di migranti clandestini subsahariani” e di un “complotto per modificare la composizione demografica tunisina”. Le sue parole, criticate anche dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale, hanno provocato attacchi contro i migranti e episodi di razzismo senza precedenti in Tunisia. Come valuta le sue dichiarazioni?
È un discorso pericoloso, una forma di xenofobia di stato che ha dato legittimità a qualsiasi tipo di violenza e di discriminazione verso i migranti subsahariani. Si tratta di un discorso di estrema destra, coordinato con il governo italiano, il cui ministero degli esteri sostiene le stesse posizioni di Saied in tema di migrazione.
Sono dichiarazioni discriminatorie che non rappresentano e non rispettano le convenzioni internazionali e la Costituzione tunisina. Ci sono stati tentativi di correggere un po’ il tiro negli ultimi giorni e limitare l’impatto di questo discorso complottista ma non ci sono dubbi che si tratta di un discorso fascista malcelato.
E così i movimenti tunisini sono tornati in piazza nelle ultime settimane. In prima fila c’è il fronte antifascista che unisce l’Associazione delle donne tunisine democratiche (Atdf), la Lega tunisina per i diritti umani (Ltdh) e tanti altri esponenti della società civile per protestare contro la deriva autoritaria del paese. Cosa vi ha spinto a tornare a manifestare?
Siamo un movimento antifascista. Io stessa, insieme ad altri attivisti, abbiamo chiamato attraverso i social network alla prima mobilitazione. Ci siamo incontrati il giorno dopo le parole razziste del presidente tunisino lo scorso 25 febbraio. Eravamo in tanti, abbiamo costituito un “fronte antifascista” con la prima manifestazione a Tunisi, nelle strade del centro.
Lo scopo del movimento è rappresentare una resistenza forte a questo discorso, al fascismo, al razzismo in Tunisia. Ci siamo allertati e mobilitati in primo luogo per aiutare i migranti subsahariani che sono in pericolo.
Abbiamo organizzato una conferenza stampa per smascherare le bugie di Saied e del governo che cercano di deformare la realtà, che assicurano che non ci sono violenze verso i subsahariani, arresti arbitrari, azioni orchestrate e coordinate dal governo, dalla polizia, con lo scopo di colpire, in alcuni casi uccidere i subsahariani, rubare i loro salari, il tutto nella completa impunità.
La parola d’ordine della società civile tunisina e internazionale che ci sostiene è di essere al fianco dei migranti, di difendere le centinaia di migranti che sono nelle liste di attesa delle ambasciate e dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) e che stanno facendo ritorno nei loro paesi a causa delle violenze.
Il movimento è anche fortemente contrario all’accentramento dei poteri nelle mani di Saied e critico verso la legittimità del nuovo parlamento, eletto con una partecipazione elettorale ferma appena all’11%…
Penso che questo parlamento sia meno rappresentativo di quello precedente. È frutto di una legge elettorale non democratica che non rappresenta il popolo tunisino. Saied ha voluto mettere le mani sulle istituzioni politiche. Eppure i regolamenti parlamentari in vigore non gli permetteranno neppure di far funzionare efficacemente la Camera.
Secondo molti esperti di diritto costituzionale, il parlamento così com’è non sarà in grado di votare le leggi per i prossimi dieci mesi. Non ci sono partiti politici, i parlamentari saranno sparpagliati nello spettro politico, non saranno in grado di formare una maggioranza e un’opposizione.
Per non parlare della qualità di questi parlamentari. Una legge elettorale discriminatoria ha lasciato spazio solo a politici corrotti e del vecchio regime, con uno spazio veramente irrilevante per le donne, mentre ci sono tanti anziani. Questo parlamento sarà come un’istituzione politica vuota che risponderà alle decisioni e alle volontà di Saied.
L’ennesima ondata di arresti di attivisti di opposizione – come Chaima Issa e Issam Chahbi -, di giornalisti, come il direttore di radio Mosaïque Noureddine Boutar, dell’ex ministro della giustizia del partito islamista moderato Ennahdha, Noureddine Bhiri – mentre il leader dello stesso partito, Rached Gannouchi, è stato ascoltato dalle autorità anti-terrorismo -, dimostra che tutte le opposizioni sono nel mirino di Saied?
Sì, assolutamente, il suo è un tentativo di fermare tutti i tentativi di opposizione politica, un attacco ai sindacati, ai militanti politici con il pretesto del complotto contro lo stato. Vuole diffondere il terrore contro i giornalisti, stigmatizzarli come dei mercenari e degli agenti stranieri. Sta perpetrando un discorso molto pericoloso che riassunto in poche parole implica che chi è contro Saied o chi non lo sostiene completamente deve essere messo in prigione.
Dopo il golpe del 25 luglio 2021, la polizia e il ministero dell’interno hanno continuato a molestare militanti con pretesti, anche per un semplice post su Facebook, di criminalizzare la resistenza, ogni tentativo di dibattito. Siamo arrivati al punto in cui il ministero dell’interno ha detto di essere in guerra contro le opposizioni, i giornalisti e la società civile, di creare un conflitto tra chi è pro e contro Siaed.
Vengono attaccati i militanti politici, la popolazione più marginalizzata: i migranti. Presto saremo tutti perseguitati allo stesso modo usando un discorso complottista, opportunista, come se gli oppositori fossero tutti mercenari, traditori: accuse molto gravi e pericolose.
Possiamo comparare il clima che si respira in Tunisia in questo momento alla fase seguente al golpe egiziano di Abdel Fattah al-Sisi del 2013?
Possiamo comparare la Tunisia di Saied sia ai paesi del Nord che del Sud del mondo. Si tratta di un discorso populista, complottista e di estrema destra in un contesto di crisi economica senza precedenti, come in Messico, in Italia, in Egitto e altri paesi.
Il rafforzamento dell’estrema destra è un fenomeno mondiale, di politiche securitarie, repressive, di un’ideologia fascista e post-fascista. E che sia un fenomeno che unisce il Sud e il Nord del Mediterraneo si vede soprattutto rispetto al tema delle migrazioni nel contesto del Mediterraneo.
La Tunisia gioca un ruolo importante rispetto ai paesi europei. Questo spiega le dichiarazioni pubbliche di Saied, alimentate anche dalle sovvenzioni italiane. Saied gioca il ruolo di “cane da guardia” delle frontiere europee in Africa. E persegue la stessa politica discriminatoria e razzista di Italia, Gran Bretagna, Germania e altri paesi.