Secondo un’indagine dell’Africa Center For Strategic Studies, più della metà delle 19 elezioni africane di quest’anno saranno una ‘pura formalità’. In un momento in cui la democrazia, laddove sia mai esistita, si fa sempre più fragile, il risultato elettorale è troppo spesso noto in anticipo. Solo cinque dei paesi prossimi al voto sono classificati come “liberi” nell’indice annuale di Freedom House e non mancano le notizie elezioni rinviate, come nel caso del Senegal, ma anche del Mali e Burkina Faso. Questo solleva domande serie sulla salute dei tribunali e sul loro peso nel processo elettorale.
Secondo l’analisi, le recenti elezioni nella Repubblica Democratica del Congo, Zimbabwe, Egitto, Gabon, Sierra Leone, Madagascar e Uganda si iscrivono in questo quadro. In quasi tutti i casi, i leader dell’opposizione hanno rinunciato a presentare ricorso ai tribunali, denunciadone l’inefficacia.
I tribunali, che dovrebbero essere guardiani dell’indipendenza e dell’imparzialità, sono diventati strumenti di manipolazione politica in molte nazioni africane.
Secondo lo studio, il Benin è un esempio emblematico di come un esecutivo possa sfruttare il sistema giudiziario a proprio vantaggio. Dopo che un avversario politico è stato assolto da accuse di traffico di droga nel 2018, il presidente Talon ha istituito un tribunale speciale che ha poi condannato l’oppositore. Un organo da allora diventato uno strumento per perseguire e intimidire gli oppositori politici.
La situazione non è molto diversa negli altri paesi. Basti pensare che nell’Rd Congo, Nella RDC, ad esempio, il Consiglio direttivo della magistratura (GCJ), composto da 26 membri, è controllato dalla coalizione politica del presidente.
Negli ultimi anni, inoltre, non sono mancate dimissioni mirate di giudici senior in diverse nazioni di tutto il continente, tra cui Angola, Mozambico, Nigeria e Tanzania, senza contare i colpi di stato istituzionali, come nel caso di Kais Saied, in Tunisia.
In molti casi, i governi controllano direttamente le nomine giudiziarie, assicurandosi che i tribunali rimangano fedeli ai loro interessi politici anziché alla legge e alla giustizia.
Non sorprende quindi che secondo un’indagine dell’Afrobarometro, il 43% degli intervistati ritiene i tribunali totalmente inaffidabili, e oltre il terzo è convinto che i giudici siano corrotti. Questo diffuso scetticismo riflette la politicizzazione e la corruzione che hanno permeato le istituzioni giudiziarie in molte parti del continente.
Esempi positivi sono invece considerati il Sudafrica, il Botswana, le Seychelles e, forse sorprendentemente, anche il Senegal, dove il Consiglio Costituzionale ha annullato un decreto del presidente che avrebbe esteso il suo mandato, guadagnandosi elogi da parte della popolazione per il suo coraggio e integrità.