“L’impatto della crisi climatica sullo sviluppo umano integrale”, “Curiamo la nostra Casa Comune: viviamo la Laudato Sì al fine di promuovere lo sviluppo umano integrale nella regione dell’Amecea”. Queste le tematiche trattate nella 20° Assemblea plenaria dei vescovi dell’Amecea, svoltasi in Tanzania dal 10 al 18 luglio, presso il centro pastorale di Msimbazi, diocesi di Dar es Salaam.
Amecea è l’acronimo inglese per Associazione dei membri delle conferenze episcopali dell’Africa orientale, organizzazione ecclesiale che raccoglie i vescovi di otto nazioni: Eritrea, Etiopia, Kenya, Malawi, Sud Sudan, Sudan, Tanzania, Uganda e Zambia, e due membri affiliati: Gibuti e Somalia.
La nascita dell’Amecea risale al 1960, frutto dell’intuizione dei vescovi cattolici del Tanganika (oggi Tanzania). Essi proposero, attraverso la Delegazione apostolica (oggi nunziatura) che risiedeva allora in Kenya, di avviare la collaborazione tra tutti i vescovi cattolici della vasta regione, vista la necessità di lavorare insieme.
La Santa Sede diede la propria approvazione e nel 1961 l’organizzazione venne ufficialmente avviata con l’allora cardinale di Lusaka Adam Kozlowiecki, il fondatore e primo presidente. L’Assemblea plenaria dei vescovi esercita l’autorità sull’organismo, che è guidato da un Consiglio esecutivo che assume le decisioni critiche in base alle priorità definite.
L’operatività quotidiana è invece responsabilità di un segretario generale che a nome del presidente coordina i dipartimenti e le istituzioni presenti nell’Amecea. Dai suoi inizi, l’Amecea ha offerto un grande contributo alla solidarietà delle Chiese della regione, consolidando la partecipazione ad eventi e iniziative pastorali comuni, offrendo aiuto reciproco nelle emergenze e incrementando la collaborazione pastorale attraverso il radicamento delle Piccole comunità cristiane.
Ambiente e Laudato Sì
Nella relazione introduttiva alla 20° Assemblea, il segretario generale, padre Anthony Makunde, ha invitato i partecipanti a condividere le attività svolte in ogni circoscrizione, soprattutto quelle relative all’implementazione delle risoluzioni assunte nella 19° Assemblea plenaria, tenutasi nel luglio 2018 ad Addis Abeba. La condivisione ha inoltre riguardato anche il processo in corso per il Sinodo dei vescovi sulla sinodalità, inaugurato nel 2021 da papa Francesco e che si protrarrà fino al 2023.
L’assise è iniziata con una celebrazione eucaristica domenica 10 luglio nello stadio nazionale Benjamin Mkapa a Dar es Salam. Il Cardinale John Njue, arcivescovo emerito di Nairobi, ha presieduto, mentre l’omelia è stata proposta dal cardinal Luis Antonio Tagle, pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione e rappresentante di papa Francesco. Presente alla celebrazione anche il dottor Paolo Ruffini, responsabile del Dicastero vaticano per le comunicazioni.
L’Assemblea si è tenuta poi presso il Centro di convegno internazionale Julius Nyerere. Mons. Charles Kasonde, presidente zambiano dell’Amecea, ha introdotto il tema legato alla Laudato Sì affermando: «Si tratta di una sfida estremamente urgente per la nostra regione ma anche per il mondo intero, poiché il degrado ambientale e il suo impatto devastante minaccia la stessa esistenza dell’umanità che Cristo è venuto a salvare».
E ha quindi ringraziato i vescovi della Tanzania per le risorse e le energie profuse nell’organizzazione dell’Assemblea. Il 12 luglio la presidente della Tanzania, Samia Suluhu Hassan, ha sottolineato, tra l’altro, che la chiave per la protezione dell’ambiente risiede nel clima di pace da costruire tra le popolazioni.
E ha incoraggiato tutti leader, cattolici e non, ad aprire nuove strade per garantire la pace nelle comunità locali. «La guerra contro il degrado ambientale – ha concluso la presidente – deve riguardare tutti, poiché un ambiente danneggiato e lasciato a se stesso significa una sicura futura catastrofe per l’umanità».
Il presidente, mons. Kasonde, dal canto suo ha dichiarato ai 270 vescovi e delegati laici: «L’importanza del messaggio dell’enciclica Laudato Sì è confermato dalla grande risonanza che ha avuto nella nostra regione ecclesiastica. E non solo tra i cattolici ma anche tra i membri delle altre denominazioni, religioni e tra i vari governi».
Numerosi vescovi e altri delegati all’Assemblea hanno sottolineato che è aumentata molto la solidarietà verso le aree che per tre anni hanno sofferto per la grave siccità e carestia. Aggravatesi dallo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, dopo gli anni della pandemia del Covid che già aveva aggravato le condizioni sociali ed economiche di molti paesi.
La Rete dei giovani cattolici per un ambiente sostenibile in Africa, attraverso il direttore esecutivo Allen Ottaro, ha esortato i vescovi e i religiosi a instillare in tutti i credenti lo spirito di attenzione e cura per il creato e per l’ambiente, seguendo le indicazioni della Laudato Sì.
Le iniziative di riforestazione con milioni di nuovi alberi piantati, peraltro già avviate in molti paesi, l’incremento nell’uso di energie rinnovabili in tutti gli edifici e strutture religiose, l’utilizzo delle nuove tecnologie verdi e l’abbandono graduale della plastica monouso a favore di contenitori biodegrababili, sono alcuni suggerimenti pratici proposti. «Essendo l’Africa il continente con il maggior numero di giovani – ha aggiunto Ottaro – le chiese hanno un’ottima opportunità per inserirsi pienamente nel processo globale della transizione ecologica».
L’Assemblea ha poi offerto ulteriori indicazioni concrete per favorire l’operatività delle Conferenze episcopali dei diversi paesi dell’Amecea. L’assise si è conclusa con la nomina dei nuovi responsabili dell’organizzazione a livello nazionale e dei singoli stati.
Diversi sono stati rieletti nei vari dipartimenti, mentre il Consiglio direttivo include l’arcivescovo Anthony Muheria, dell’arcidiocesi di Nyeri (Kenya) come nuovo presidente, il cardinale di Addis Abeba (Etiopia) Berhaneyeus Souraphiel, l’arcivescovo Phillip Anyolo di Nairobi (Kenya) e l’arcivescovo Gervas Nyaisonga di Mbeya (Tanzania).