Il re ombra - Nigrizia
Libri
Maaza Mengiste
Il re ombra
Giulio Einaudi editore, 2024, pp. 435, € 15,00
28 Ottobre 2024
Articolo di Redazione
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Il Re ombra che dà nome all’opera di Maaza Mengiste è un escamotage, un doppio dell’imperatore Haile Selassiè che la resistenza mette in piedi per ridare forza e speranza al popolo etiope durante l’invasione italiana, dopo che il Negus si è ritirato in auto esilio in Gran Bretagna. Questo alter ego del condottiero etiope nasce su intuito della domestica Hirut, vera protagonista del libro che a questo reale improvvisato farà da guardia imperiale, ed è impersonato dal musico Minim, “Nulla” in lingua amarica.

Personaggi che sarebbero destinati a una storia da subalterni ma a cui la narrazione di Mengiste cambia di segno. Ed è forse questo il fulcro dell’opera della scrittrice, nata in Etiopia e residente negli Usa. Il Re ombra dice di confini sociali e immaginari che si lacerano e delle forze che tentano di tenerli saldi. Di oppressioni antiche – quella degli uomini sulle donne, dei colonialisti sui popoli invasi, dei nobili sui poveri schiavi – che deflagrano a contatto con le storie degli esseri umani che le animano e vi si ribellano.

Storie che però, a loro volta, si infilano negli interstizi di questi conflitti con le loro ambiguità, le loro possibilità, sottraendoli a ogni retorica senza per questo svelare meno della violenza che li rende possibili. Hirut, insieme donna e serva, avrà il coraggio di sfidare la sua condizione e ne pagherà le conseguenze a ogni schiaffo al destino.

La donna che le fa da padrona è Aster, moglie del condottiero Kidane e prima a spingere le donne a prendere attivamente parte alla guerra, sfidando suo marito e l’atavico ordine costituito. Il rapporto fra Hirut e Aster evolve nel corso della narrazione – scandita da una prosa lirica e grave, a tratti epica – passando dall’oppressione alla gelosia fino alla complicità per arrivare a essere ancora altro.

Ma tra i confini che le parole di Mengiste superano ci sono quelli fra il potere e la singolare vicenda umana, quella dell’imperatore Selassiè di cui l’autrice etiope -la cui storia familiare è intrecciata a quella del Negus – ci fa conoscere le riflessioni meno confessabili e i dolori nascosti.

Al centro del libro di Mengiste c’è però soprattutto la guerra italiana in Etiopia. L’autrice delinea ogni tratto del male che gli invasori compiono, senza negare loro la dignità dei vissuti personali e della profondità psicologica. Soprattutto del fotografo ebreo Enrico Navarra, figura chiave del romanzo con le sue foto – che ne puntellano la narrazione –, e con la su complessa vicenda personale.

Il re ombra chiede poi al lettore italiano, implicitamente, di lacerare un ultimo confine: quello piscologico che ci ha tenuto al riparo dagli orrori del nostro colonialismo e dalle verità che rivela. Andrebbe fatto leggere anche ai nostri analisti che ancora, al giorno d’oggi, minimizzano pur sapendo che nel nostro dibattito pubblico non è maturata alcuna consapevolezza sul tema. Come se il dolore andasse allo stesso tempo dell’economia e della politica. Come se pure il dolore, non fosse un fatto. Nel libro di Mengiste ci sono corpi e vite che non si possono ignorare.

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