Ora Ousmane Sonko gioca allo scoperto. E si dice pronto allo scontro campale con il governo. «Se il presidente Macky Sall non fa un passo indietro, sapremo tenergli testa.[…] Siamo pronti!»
Il suo annuncio arriva all’indomani della prima udienza del processo che lo vede imputato per lo stupro di Adji Sarr una dipendente del salone di bellezza Sweet Beauty di Dakar. Sonko non si è presentato. «Le condizioni di sicurezza» per la sua partecipazione non sono state assicurate, argomentano i suoi avvocati difensori. «Sonko cerca di sfuggire alla giustizia, aizzando la piazza», gli fanno eco i togati dell’accusa. Quest’ultimi hanno chiesto 10 anni di reclusione per stupro, oppure 5 per corruzione della gioventù. La sentenza è prevista il 1 giugno.
In caso di condanna, per Sonko scatterà automaticamente l’incandidabilità alle elezioni presidenziali del 2024, in cui è il principale rivale del presidente in carica Macky Sall. Non avrebbe neanche la possibilità di fare appello, che non è prevista in casi di processi in contumacia, come è divenuto il suo, visto il suo rifiuto di partecipare all’udienza.
Di fatto, convintosi della volontà di manipolare la giustizia contro di lui da parte del governo, ha deciso di smettere di difendersi in tribunale. E da Ziguinchor, la città di cui è sindaco nel sud del Senegal, ha invocato una carovana della libertà fino a Dakar. Obiettivo: mobilitare i suoi sostenitori lungo i 500 km di strada che lo separano dalla capitale senegalese. E una volta lì, – se necessario – passare alla non meglio precisata «battaglia finale».
Il suo caso tiene banco in Senegal da almeno il marzo 2021, quando esplosero gli scontri tra manifestanti e polizia a seguito della sua convocazione da parte delle forze dell’ordine riguardo alle accuse di stupro della Sarr. Il bilancio fu di 15 vittime. Da allora, la piazza è stata rovente in occasione delle principali tappe processuali di Sonko, sia in occasione di questo processo, che per quello intentato contro di lui per diffamazione dal Ministro del Turismo Mbaye Niang.
Sullo sfondo, rimangono i principali elementi che stanno elettrificando l’aria in Senegal: la malcelata intenzione di Macky Sall di presentarsi a un terzo mandato presidenziale, uno in più di quanto concesso dalla costituzione. E l’abitudine di vedere i principali candidati dell’opposizione incandidabili per guai giudiziari.