Per la prima volta l’Africa interviene attivamente in un conflitto, quello tra Russia e Ucraìna, che si sviluppa in un altro continente, ma che ha pesanti ripercussioni anche molto più a sud, dalla crisi del grano all’aumento di inflazione e prezzi.
Ieri il presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa ha annunciato che Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky hanno accettato di incontrare, a Mosca e Kiev, un gruppo di sei leader africani, per discutere un potenziale piano di pace, i cui dettagli non sono stati divulgati.
«Le mie conversazioni con i due leader hanno dimostrato che sono entrambi pronti a ricevere i presidenti africani e a discutere su come porre fine a questo conflitto», con «il suo costo in vite umane e il suo impatto sul continente africano», ha detto Ramaphosa in una conferenza stampa congiunta con il primo ministro di Singapore a Città del Capo.
Il progetto, in discussione da gennaio unicamente tra capi di Stato, è sponsorizzato dalla Brazzaville Foundation, un’organizzazione senza scopo di lucro con sede a Londra che si occupa di risoluzione dei conflitti.
Oltre al Sudafrica prenderanno parte alla missione Senegal, Uganda, Egitto, Repubblica del Congo e Zambia, paesi, fa sapere la Fondazione, scelti per rappresentare le diverse posizioni sulla guerra russo-ucraina all’interno del continente.
All’ultima votazione all’Assemblea generale dell’Onu, il 26 aprile, che riconosceva l’aggressione militare della Russia, Sudafrica e Senegal si sono astenuti, Uganda e Congo non hanno partecipato, mentre Egitto e Zambia hanno votato a favore.
Ramaphosa ha affermato che Stati Uniti e Gran Bretagna hanno espresso un “cauto” sostegno al piano e che anche il Segretario generale dell’Onu e il presidente dell’Unione Africana appoggiano l’iniziativa.
Il presidente sudafricano si augura che questo viaggio possa avvenire «il prima possibile». Radio France International rivela che Putin avrebbe proposto che si svolgesse a margine del vertice Russia-Africa, alla fine di luglio, ma che i sei presidenti vogliono che si tenga prima, al massimo entro la fine di giugno.
La necessità di intervenire al più presto è anche il motivo per cui si è preferito puntare su un gruppo ristretto di nazioni e di non affidare invece l’iniziativa all’Unione Africana, cosa che avrebbe necessitato di un accordo tra tutti i paesi membri e allungato di molto i tempi di preparazione.
L’annuncio arriva in un momento in cui il Sudafrica è al centro delle tensioni tra Stati Uniti e Russia. I suoi rapporti con Washington sono particolarmente tesi dopo che l’ambasciatore americano ha accusato Pretoria di aver fornito armi e munizioni a Putin, e con il comandante dell’esercito sudafricano attualmente in visita ufficiale a Mosca per rafforzare la cooperazione militare tra i due paesi.
Nonostante la dichiarata neutralità, il governo sudafricano ha storici e saldi rapporti con la Russia, con cui condivide tra l’altro l’appartenenza al gruppo Brics (con Cina, Brasile e India) il cui 15° vertice è previsto ad agosto a Johannesburg.
Un ennesimo grattacapo per Ramaphosa, visto che Putin è ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra in Ucraìna e che il Sudafrica ha l’obbligo di arrestarlo se dovesse entrare in territorio nazionale.