Il Sudafrica, alle prese con una crisi energetica senza precedenti, riprova la strada del nucleare. Sette anni dopo lo stop imposto dalla magistratura a un controverso e contestato accordo sul nucleare con la Russia, portato avanti dal governo dell’allora presidente Jacob Zuma, Pretoria ha annunciato l’intenzione di avviare un progetto per la produzione da questa fonte di 2.500 megawatt (MW).
A darne l’annuncio è stato il ministro dell’energia Kgosientsho Ramokgopa. Nel corso di una conferenza stampa il dirigente dell’esecutivo guidato da Cyril Ramaphosa ha reso noto che il National Energy Regulator of South Africa (NERSA), l’ente regolatore nazionale dell’energia, ha dato il suo via libera al processo di acquisizione tramite gara di appalto di un progetto per la realizzazione di un impianto da 2500 MW. I tempi previsti per l’entrata in attività della futura struttura sono di circa dieci anni. La centrale, ha proseguito Ramokgopa, «ci garantirà di essere in grado di affrontare le questioni di sicurezza nazionale e sovranità energetica».
Il Sudafrica dispone a oggi di una sola centrale nucleare che è anche l’unica di tutta l’Africa, l’impianto di Koeberg, situato circa 30 chilometri a nord di Città del Capo. La struttura opera da diversi mesi a metà della sua capacità effettiva di 1900 MW, ovvero poco meno del 5% del fabbisogno totale di energia del Sudafrica, in quanto parzialmente in manutenzione. L’impianto, la cui licenza scade fra meno di un anno, è stato ultimato nel 1985. I lavori attualmente in corso hanno l’obiettivo di prolungarne l’operatività di altri 20 anni.
La crisi di Eskom
L’annuncio del governo arriva nel pieno della crisi della società elettrica nazionale Eskom, che prosegue da anni ma che negli ultimi 12 mesi ha toccato una fase critica. La compagna statale impone dei razionamenti quotidiani di energia. Stando a quanto rilevato dall’applicazione EskomSePush e dal portale sudafricano di giornalismo dei dati The Outlier, nell’anno in corso i cittadini sudafricani hanno passato al buio fino a dieci ore al giorno per ben 332 giorni. Sono 127 in più rispetto al 2022 e il 2023 deve ancora terminare.
Fra i fattori all’origine della crisi, il pessimo stato delle centrali a carbone da cui dipende l’80 dell’approvvigionamento energetico del Sudafrica, i sabotaggi e gli attacchi che subisce la rete nazionale da parte di vari gruppi criminali e soprattutto la corruzione che affligge da anni Eskom, come rivelato in più occasioni da suoi ex dirigenti e dai media sudafricani.
La situazione è tale che l’Alta corte di Pretoria ha affermato in una sentenza che l’incapacità del governo di prevenire i razionamenti di energia e i disagi che ne conseguono viola i diritti di base della popolazione ed è per tanto “incostituzionale”. Il tribunale ha ordinato al governo di ristabilire entro fine gennaio una normale fornitura di corrente elettrica per tutti gli uffici pubblici, le scuole e le centrali di polizia.
La rinnovata svolta nucleare del Sudafrica arriva nel contesto della COP28, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2023 che termina oggi a Dubai. Nel corso del summit oltre 20 paesi, ma non il Sudafrica, si sono impegnati in una dichiarazione a triplicare entro il 2050 la capacità globale di energia nucleare. Nel documento si riconosce «il ruolo chiave» di questa fonte di energia «nel raggiungimento dell’azzeramento globale delle emissioni nette di gas serra entro il 2050».
Stando a quanto riportato da diversi media sudafricani, ad aprile del prossimo anno il governo pubblicherà la richiesta ufficiale di proposte per la gara d’appalto. Il governo non ha ancora selezionato una tipologia di impianto da costruire.
L’energia più economica?
Secondo il ministro Ramokgopa, il nucleare rappresenta la fonte di energia più «economica, sicura e affidabile». Un’analista energetico indipendente interpellato dall’emittente Sa News 24 ha smentito la presunta economicità sottolineata dal dirigente del governo. Stando ai suoi calcoli, realizzati a partire da dati messi a disposizione da fonti del settore, sommati tutti i costi necessari per la costruzione dell’impianto e la sua gestione, il vero impatto economico dell’energia nucleare sarebbe di 11,4 rand per W, e non di 60 centesimi di rand per W come affermato dal ministro. Un dato, quello elaborato dall’analista, che farebbe del nucleare la seconda fonte più costosa dopo il carbone.
Nel 2017 l’Alta corte di Western Cape ha giudicato incostituzionale e quindi bloccato un accordo fra Pretoria e Mosca per la costruzione di almeno otto centrali nucleari per la produzione di circa 9.600 MW di energia. L’intesa aveva un valore stimato di circa 76 miliardi di dollari. La sentenza della giustizia sudafricana ha invalidato anche altri due intese siglate dal governo sudafricano con Stati Uniti e Corea del Sud diversi molti anni prima.
Nel 2018 due delle attiviste sudafricane che con la loro denuncia hanno portato al verdetto della Corte, Makoma Lekalakala e Liz McDaid, sono state insignite del prestigioso premio ambientalista Goldman Enviromental prize per la loro battaglia.