L’impatto delle elezioni mozambicane nella società civile angolana
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Maputo chiama Luanda, ma quello del Mozambico pare un modello difficilmente replicabile in Angola, al voto nel 2027
L’impatto delle elezioni mozambicane nella società civile angolana
Gli esiti delle elezioni di ottobre in Mozambico e le reazioni popolari all’annunciata vittoria del partito-stato Frelimo, hanno provocato un’onda di solidarietà che ha scosso la società (e la politica) angolana. Ma difficilmente i cambiamenti nel paese sull’Oceano Indiano influenzeranno in modo radicale il fratello lusofono dell’ovest
10 Dicembre 2024
Articolo di Luca Bussotti
Tempo di lettura 6 minuti
Proteste in Mozambico

Quando, nel 2022, l’Angola celebrò le sue ultime elezioni, le prospettive di cambiamento erano concrete. Una società civile impegnata a fianco di Adalberto Costa Júnior, candidato del maggior partito di opposizione, quell’UNITA che fu di Jonas Savimbi, sembrava far pensare a una possibile, clamorosa sconfitta del partito-stato MPLA.

Le cose, in effetti, andarono forse così, nel senso che l’UNITA ebbe un risultato molto positivo, probabilmente superando anche l’MPLA.

Però, come spesso è accaduto sia in Angola che in Mozambico, processi elettorali poco trasparenti riportarono João Lourenço sullo scranno più alto delle istituzioni angolane, nonostante una clamorosa sconfitta nella capitale, Luanda, il maggior circolo elettorale del paese.

L’impressione era che l’Angola fosse a un passo dal grande cambiamento, mentre il Mozambico stava ancora annaspando dietro a un immobilismo che sembrava rendere inespugnabile la fortezza dell’altro partito-stato, il Frelimo. Oggi, invece, il vento del cambiamento soffia in senso contrario, da Maputo a Luanda.

Angola: un’ondata di solidarietà verso i “fratelli” mozambicani

All’indomani delle elezioni del 9 ottobre scorso in Mozambico, dopo che la Commissione nazionale elettorale (CNE) ha attribuito un’improbabile vittoria – che il Consiglio Costituzionale dovrà ancora passare al vaglio – al Frelimo, uno dei primi paesi a schierarsi in favore del probabile vincitore Venâncio Mondlane e del partito che lo sosteneva, Podemos, è stato proprio l’Angola.

Ma non le istituzioni di Luanda, fortemente solidali col Frelimo: il presidente João Lourenço è stato uno dei primi a congratularsi con Daniel Chapo, candidato appunto del Frelimo, per la sua vittoria, non dicendo poi una sola parola rispetto ai fatti delle settimane successive.

Fatti che hanno portato a oltre cento morti sulle strade del Mozambico, a causa dell’uso eccessivo della forza da parte della polizia contro manifestanti disarmati, con un ultimo, raccapricciante episodio che ha visto una giovane donna essere investita da un carro armato dell’esercito in modo evidentemente intenzionale, in piena Maputo.

Se, quindi, l’Angola, dal punto di vista istituzionale, ha proseguito nella sua lunga tradizione di solidarietà verso il Frelimo e i suoi rappresentanti, del tutto diverso è stato l’atteggiamento della società civile.

In questo caso, attivisti come Dito Dalí hanno sottolineato come i cambiamenti in Mozambico influenzeranno anche un paese come l’Angola. Dal suo punto di vista, in Mozambico la società civile ha girato pagina, non mostrando più alcun timore di fronte alle prepotenze delle forze dell’ordine.

Proprio questo sarebbe uno dei punti che più preoccuperebbero João Lourenço, secondo il sociologo José Katito, professore presso l’Università di Luanda e l’Università Cattolica dell’Angola, intervistato in esclusiva.

Secondo Katito, ciò che sta accadendo in Mozambico, con parte consistente dell’esercito a mescolarsi con la popolazione e con le sue aspirazioni, risulterebbe oltremodo pericoloso nella prospettiva di João Lourenço, quindi da evitare.

È anche in questo senso che Katito legge i recenti rimodellamenti del capo di stato angolano rispetto a forze armate che, in qualche circostanza, avevano già dati segnali di “cedimento”.

Mondlane e Adalberto Costa Júnior: una solida fratellanza politica

L’impatto della “rivoluzione mozambicana”, oltre ad avere fatto breccia sulla società civile angolana, adesso più che mai decisa a spingere sull’acceleratore in vista delle elezioni del 2027 (e delle prime, imminenti  amministrative), ha infine messo in evidenza la rete dei rapporti politici intessuti ormai da tempo fra le principali opposizioni: sia in termini di partiti politici (UNITA prima con la Renamo, oggi con Podemos), ma soprattutto fra i due maggiori leader, Adalberto Costa Júnior e Venâncio Mondlane.

Leader che si erano incontrati poco prima delle elezioni mozambicane a Maputo, quando Mondlane era ancora un esponente di punta della Renamo, di cui sperava di conquistare la presidenza, con Adalberto Costa Júnior che ha poi riconosciuto quest’ultimo come legittimo presidente del Mozambico.

Oggi in molti si chiedono che cosa il leader dell’UNITA possa imparare da quello di Podemos, in termini di capacità di mobilitazione delle masse e oratoria politica; evidenziando come Mondlane abbia di fatto oscurato la leadership di Costa Júnior all’interno dei movimenti politici di opposizione di paesi autoritari quali Angola, Mozambico, Zimbabwe e altri.

Impatto notevole, ma modello difficilmente replicabile

Se la “rivoluzione mozambicana” sta servendo come fonte di ispirazione anche all’Angola, in realtà, quel modello è un unicum nel panorama dell’Africa australe, difficilmente replicabile.

Mondlane, infatti, ha espresso il meglio del suo potenziale elettorale e di guida politica soltanto dopo essersi staccato dal maggior partito di opposizione, la Renamo, di cui per anni ha fatto parte ai più alti livelli.

Al contrario, in Angola così come in altre realtà, immaginare che un leader in pratica solitario, col sostegno di un partito insignificante, quale Podemos, sia in grado di vincere le elezioni contro un gigante organizzato come il Frelimo, sembra utopico.

Allo stesso modo, non sembra riproponibile la frattura fra la società civile più dinamica e impegnata e il maggior partito di opposizione, come è accaduto in Mozambico con la Renamo, visto che, nel caso angolano, pur nel rispetto della reciproca autonomia, l’UNITA e l’alleanza elettorale costituita dal Fronte Patriottico sono sempre state in sintonia con le organizzazioni della società civile che si oppongono al governo dell’MPLA.

L’esempio di Mondlane, quindi, potrà influenzare la società civile angolana nel senso di indurre Adalberto Costa Júnior, definito dai suoi critici “mister serenità”, a cambiare un atteggiamento che Katito ha ricordato essere stato del tutto istituzionale, nella gestione della crisi post-elettorale del 2022.

Secondo il sociologo angolano, «sono noti i suoi appelli al ricorso a vie pacifiche e giudiziarie per la riconciliazione, alle sue moderate dichiarazioni agli organi di comunicazione», avendo mostrato scarsa propensione verso una mobilitazione popolare più massiccia, come sta avvenendo, appunto, in Mozambico.

Forse potrebbe essere proprio questo l’aspetto di maggiore impatto dell’attuale situazione mozambicana verso l’Angola.

Tutto dipenderà dalla dialettica che si instaurerà fra la società civile di quel paese e il maggior partito di opposizione, l’UNITA e la sua leadership, che potrebbe vedersi costretta a uscire dalla via istituzionale, per intraprenderne una maggiormente incentrata sulla mobilitazione di piazza e l’aperto dissenso verso il governo dell’MPLA.

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