Finora è stata la Coppa d’Africa delle grandi sorprese. Uno dopo l’altro, come mosche, sono caduti quasi tutti i colossi del continente.
Fuori agli ottavi i campioni in carica del Senegal, eliminati dalla Costa d’Avorio ai calci di rigore, lo stesso destino è toccato al Marocco (forse la candidata numero uno al successo finale dopo la semifinale iridata raggiunta l’anno scorso in Qatar), tornato mestamente a casa dopo la debacle con il Sudafrica, e all’Egitto, superato ai rigori dalla Repubblica democratica del Congo. Ancora più breve è stato il cammino di Ghana, Tunisia e soprattutto Algeria, stoppato addirittura prima di valicare la barriera della fase a gruppi.
Cadute fragorose a cui hanno fatto da contraltare i traguardi storici raggiunti da Namibia e Mauritania. I Brave Warriors e i Mourabitounes, infatti, si sono seduti per la prima volta nella loro storia al prestigiosissimo tavolo delle migliori 16 nazionali d’Africa.
Alla terza partecipazione, la Mauritania, trascinata dal totem Aboubakary Koita – che sta facendo faville in Belgio con la maglia del Sint-Truiden – ha vinto anche la sua prima partita nella competizione, quella con l’Algeria, sancendo di fatto l’eliminazione anticipata delle Volpi del Deserto, campionesse nel 2019.
Non una novità per Amir Abdou, l’allenatore dei Mourabitounes, in passato artefice del miracolo Comore. «Abbiamo battuto una nazione con grande tradizione calcistica (l’Algeria, ndr). Stiamo vivendo un sogno», ha dichiarato ai microfoni di Canal Plus subito dopo la qualificazione agli ottavi di finale.
«Sono contento per il popolo mauritano. Siamo riusciti a renderli felici e orgogliosi». Non a caso, dopo l’eliminazione per mano di Capo Verde, una folla oceanica si è riversata per le strade della capitale Nouakchott e ha accolto in pompa magna la nazionale di rientro dalla Costa d’Avorio.
Proprio Capo Verde è stata un’altra delle grandi sorprese riservate da questa indecifrabile, ma proprio per questo appassionante, edizione della Coppa d’Africa. Capitanati da Ryan Mendes, gli uomini di Bubista, hanno mostrato forse il calcio più frizzante del torneo, dominando il girone con Egitto e Ghana, prima di superare la Mauritania agli ottavi con un rigore proprio del capitano.
Considerato l’avversario nei quarti, il Sudafrica di Hugo Broos, la semifinale sembrava un obiettivo alla portata, ma sul loro percorso gli Squali Blu hanno trovato un ostacolo insormontabile: il portiere sudafricano Ronwen Williams, capace di neutralizzare 4 rigori su 5 nella lotteria. Una performance da record: mai nessun altro portiere, in una grande manifestazione per nazionale, ci era riuscito.
In semifinale i Bafana Bafana, che fanno di un’ermetica fase difensiva il loro punto di forza, incontreranno la Nigeria di Victor Osimhen, una delle poche favorite sopravvissute alle onde imprevedibili di questa Coppa d’Africa.
Dall’altro lato del tabellone, invece, i padroni di casa della Costa d’Avorio se la vedranno con la Repubblica democratica del Congo, forse l’outsider più credibile dell’intera kermesse. I Leopardi hanno vinto la Coppa d’Africa in due occasioni, nel 1968 e nel 1974, ma non raggiungevano una semifinale dal 2015. Il rilancio del calcio congolese, rinato sulle macerie lasciate dall’argentino Héctor Cuper, ha un nome e un cognome: Sébastien Desabre.
La missione affidata al commissario tecnico francese, che ha una vasta esperienza in Africa dopo aver allenato club leggendari come ASEC Mimosas, Espérance Tunisi e Wydad Casablanca oltre alla nazionale ugandese, era quella di qualificarsi ai Mondiali del 2026. Ma Desabre è andato oltre.
Ha tracciato un piano a lungo termine, assicurandosi il supporto logistico e finanziario del ministero dello Sport, e ha ricompattato la nazionale congolese attorno ai suoi totem – il difensore Chancel Mbemba e la punta Cédric Bakambu – portandola in Costa d’Avorio a giocarsi le sue carte in Coppa d’Africa. «Siamo in anticipo sulla nostra tabella di marcia, ma non veniamo dal nulla. La RDC è un paese con grande tradizione calcistica».
La semifinale è già un traguardo molto oltre le aspettative della vigilia, ma sognare un biglietto per la finalissima adesso non è più vietato. Certo, servirà una mezza impresa con la Costa d’Avorio.
Anche perché, dopo aver bypassato il girone per il rotto della cuffia come una delle migliori terze, ed essersi sbarazzati del Senegal e soprattutto del Mali – in un finale thrilling, nonostante l’inferiorità numerica – gli Elefanti sembrano davvero accompagnati da una buona stella.