Conflitti, tensioni interetniche ed eventi climatici estremi mettono ogni giorno a repentaglio la vita di migliaia di donne, ragazze e bambine. È un rischio che diventa pressante in un continente come l’Africa, costretto a convivere quotidianamente con queste dinamiche.
Lo confermano i numeri della nona edizione del Dossier Indifesa di Terre des Hommes, dal titolo La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo, presentato a Roma al Coni il 6 ottobre, in vista della Giornata mondiale delle bambine che si celebra l’11 ottobre.
Mutilazioni genitali femminili: in testa la Somalia
Le cento pagine del dossier assegnano al continente africano una serie di primati inquietanti. Tra questi c’è quello che concerne le mutilazioni genitali femminili. Il dato che riguarda la Somalia è raggelante. Nel paese del Corno d’Africa le donne che hanno subìto mutilazioni genitali sono quasi il 99%.
In altri paesi africani l’età in cui viene effettuata questa pratica è addirittura scesa negli ultimi anni, passando da 4 a 2 anni in Gambia, da 6 a 4 anni in Costa d’Avorio e da 12 a 9 anni in Kenya.
Il dossier di Terre des Hommes evidenzia che l’incidenza della pratica aumenta laddove restano una consuetudine i matrimoni precoci. Nei paesi dell’Africa subsahariana sono circa 130 milioni le spose bambine, 140 milioni le ragazze tra i 15 e i 19 anni che hanno subito una mutilazione genitale e circa 40 milioni quelle vittime di entrambe le pratiche.
L’unica strada per invertire questa tendenza è aumentare il livello di istruzione. Basti pensare che in Etiopia l’incidenza delle mutilazioni è più bassa dell’85% tra le figlie di donne che hanno completato la scuola secondaria rispetto a quelle che non hanno studiato.
Il problema è che ancora oggi nei paesi dell’Africa subsahariana una bambina su tre non completa la scuola primaria, e la situazione è peggiorata, come era prevedibile, durante l’emergenza Covid-19. In Ghana, a fronte del 97% degli studenti che ha ripreso a frequentare le lezioni dopo la fine dello stato di emergenza pandemica, del 3% che hanno abbandonato gli studi il 60% erano ragazze.
Matrimoni e gravidanze precoci in aumento
Secondo le previsioni dell’Unicef riportate nel dossier, l’aumento demografico che si registra in Africa da ormai diversi anni avrà tra le sue conseguenze negative anche una crescita del numero di adolescenti costrette a sposarsi prima della maggiore età. Entro il 2030 saranno altre 100 milioni le ragazze che andranno incontro a questo destino.
L’Africa subsahariana è la regione con il maggior numero di baby mamme, segnando un tasso di fertilità adolescenziale pari a più del doppio rispetto alla media globale. Oltre che strappare all’adolescenza milioni di ragazze, le gravidanze precoci sono la maggior causa di morte in questa fascia d’età.
Le madri di 15 anni rischiano infatti di morire o riportare gravi conseguenze da gravidanza e parto cinque volte più delle ventenni. A questo rischio si aggiunge poi l’abbandono quasi inevitabile degli studi, le scarse se non nulle possibilità di trovare un lavoro adeguatamente retribuito, la necessità di dipendere dal proprio marito, l’uscita dalla povertà che con il passare degli anni diventa sempre più un miraggio.
Anche in questo caso l’unica via di salvezza per queste ragazze è permettere loro di completare il percorso scolastico. Guardando sempre al Ghana, nel 1988 il 41% delle donne tra i 20 e i 24 anni si era sposata prima dei 18 anni. Nel 2018 questa incidenza è scesa del 19% grazie agli investimenti fatti dal governo per consentire alle ragazze di portare a termine gli studi.
Cambiamenti climatici e discriminazioni di genere
In Africa l’aumento esponenziale di eventi climatici estremi – alluvioni, tempeste e siccità – sta amplificando le discriminazioni e le diseguaglianze di genere, costringendo bambine e ragazze, principalmente, ad abbandonare la scuola.
Tra il 2018 e il 2019 in Somalia con le esondazioni, gli alti livelli di siccità e la recrudescenza degli scontri armati che hanno spinto migliaia di persone a fuggire dalle aree rurali verso le città, i tassi di iscrizione delle studentesse sono scesi dal 45% al 29%4.
In Botswana il 70% degli studenti che hanno interrotto gli studi durante un periodo di siccità erano di sesso femminile. In Kenya 14 dei 23 distretti più colpiti dalla siccità sono stati anche quelli in cui si sono riscontrati i tassi più elevati di mutilazioni genitali femminili.
Senza dimenticare che la carenza d’acqua nelle scuole impedisce anche alle ragazze adolescenti di accedere a bagni puliti nei giorni delle mestruazioni, il che spesso le spinge a restare a casa.
Parità di genere
Le ultime rilevazioni del Global Gender Report fissano al 2154 il raggiungimento della parità di genere nel pianeta, una méta, dunque, ancora molto lontana.
Secondo Paolo Ferrara, direttore generale di Terre des Hommes, «i progressi dell’ultimo ventennio rischiano di essere compromessi: a minacciarli sono pandemie, conflitti e cambiamenti climatici, che tra lockdown scolastici e conseguenze economico-sociali riverberano pesantemente i loro effetti nefasti soprattutto su bambine, ragazze e giovani donne».
Per Ferrara «in questo scenario continua ad agire, più o meno esplicitamente, una cultura che segrega l’universo femminile in ruoli subordinati, costruendo percorsi differenziati e vicoli ciechi». Una cultura che, soprattutto in Africa, resta sensibilmente dominante.