La rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu per l’infanzia e i conflitti armati, Virginia Gamba, ha presentato oggi il suo rapporto annuale, riferito al 2021. Lo scorso anno il suo ufficio ha verificato quasi 24mila gravi violazioni contro i bambini. Più di 8mila sono stati uccisi o mutilati a causa di conflitti armati, 6.310 reclutati e usati in combattimento e quasi 3.500 sono stati rapiti.
Tra le tendenze preoccupanti scoperte dal rapporto c’è proprio il significativo aumento dei rapimenti e delle violenze sessuali, entrambi cresciuti del 20% rispetto al 2020.
Più di 2.800 bambini sono stati detenuti per la loro effettiva o presunta associazione con parti in conflitto, rendendoli particolarmente vulnerabili a torture, violenze sessuali e altri abusi. Anche gli attacchi a scuole e ospedali hanno mostrato un aumento, aggravato dalla pandemia.
I luoghi più pericolosi per i minori l’anno scorso sono stati Yemen, Siria, Afghanistan, Israele e Territori Palestinesi e, in Africa, la Repubblica democratica del Congo, la Somalia, il nord della Nigeria e il bacino del lago Ciad, e le regioni del Sahel centrale.
Il rapporto del prossimo anno includerà anche violazioni verificate contro bambini in Ucraìna, Etiopia e Mozambico, nuove zone di conflitto e di forte presenza di gruppi terroristi di matrice jihadista.
Il report evidenzia però anche alcuni progressi. Complessivamente, 12.214 bambini sono stati liberati dalle forze armate e dalle milizie in paesi tra cui Repubblica Centrafricana, Repubblica democratica del Congo, Colombia, Myanmar e Siria.
Virginia Gamba ha sottolineato l’importanza di fornire agli ex bambini soldato un sostegno adeguato, soprattutto per quanto concerne gli aspetti psicologici, per superare i traumi subiti e reintegrarsi nelle loro comunità.