Il ragazzo ha un’espressione concentrata: prova a tenere lo skateboard incollato ai piedi mentre si appresta a saltare la rampa di scale, il corpo si erge in avanti con una piccola torsione che lo proietta in aria quasi in diagonale. Tutt’attorno suoi coetanei, bambini e bambine lo guardano rapiti. La scena è al fulcro di uno scatto, in bianco e nero, fra quelli che fino a domani resteranno in mostra in uno studio di Addis Abeba.
Racconta una storia questa foto, forse poco conosciuta fuori dall’Etiopia ma che sta guadagnando sempre più notorietà. È quella della comunità di skateboarder del paese africano, pochi e con pochi punti di aggregazione solo qualche anno fa e ora centinaia. Si ritrovano in due skatepark pubblici, gratuiti e frutto del lavoro della comunità, uno nella capitale e uno nella città di Hawassa.
Di come ci si è arrivati ne parla con Nigrizia Orion Samuel, dirigente della ong Ethiopia Skatepark che ha insieme allo Studio 11 di Addis Abeba, che la sta ospitando, ha promosso la mostra fotografica da cui inizia l’articolo, The Streets, Our Playground, “le strade, il nostro playground“. L’associazione si fa anche promotrice nel paese dell’attività sportiva su cui è incentrata l’esposizione.
«Abbiamo iniziato nel 2013 come un gruppo di amici che si riuniva per praticare skateboard», ricorda Samuel, nato e cresciuto nella capitale etiope. Una città da quattro milioni di abitanti oggi, circa 390mila nel 1950 e oltre 9 milioni, stando ad alcune stime, da qui a 25 anni. «Nel tempo – prosegue l’attivista – siamo aumentati sempre di più, fino a diventare circa 500 persone. A quel punto abbiamo deciso di fondare la nostra ong e poi di costruire uno skatepark».
L’Addis Skatepark
Il primo, dice Samuel, «l’Addis Skatepark, lo abbiamo messo su nel 2016 con decine di volontari e insieme a Make Life Skate Life», una realtà internazionale fondata nel 2013 che aiuta a costruire questi impianti per le comunità di tutto il mondo. L’Addis Skatepark, situato a un paio di chilometri dalla sede dell’Unione Africana, nel quartiere di Mekanisa, è stato il primo e all’epoca unico skatepark gratuito di tutta l’Etiopia. Nel 2017, riferisce l’attivista, «ne abbiamo costruito un secondo a Hawassa, 215 chilometri a sud della capitale».
Le attività portate avanti da Ethiopia Skate puntano a essere quanto più inclusive possibili. «La nostra ong – spiega Samuel – affitta gratuitamente il materiale a chi vuole praticare il nostro sport, oltre a fornire un luogo dove farlo, sempre gratuito, aperto e frequentato da tutti, uomini e donne di ogni estrazione sociale». L’attivista evidenzia poi: «Mettere a disposizione materiale in forma gratuita non è cosa da poco. I mezzi per praticare la nostra passione sono tutti importati e sono molto costosi in Etiopia. Ogni volta che uno skater dall’estero viene a farci visita gli chiediamo di portare quattro o cinque tavole, così non deve dichiararle alla dogana. In questo modo abbiamo messo insieme un tesoro di centinaia di skate».
La mostra fotografica
Gli orizzonti della ong, che si finanzia principalmente tramite donazioni, hanno poi trasceso la sola attività sportiva. Vengono organizzati anche corsi di fotografia, fra le altre cose. Ed è qui che si arriva alla mostra che resterà fino a domani ad Addis Abeba. «Fotografi professionisti noti sia localmente che a livello internazionale vengono qui e insegnano alle nostre iniziative di formazione», riferisce l’attivista. «Avevamo molte foto scattate da persone che partecipano alle nostre attività e ora, grazie al prezioso aiuto di Studio11, ne esponiamo alcune». Gli autori degli scatti sono Ruel Desta, Yared Gobezie and Bamlak Tesfa, tre fotografi autodidatti e «tre nostri buoni amici e compagni di passione», sottolinea Samuel.
«Lo skate permette ai giovani etiopi di sentirsi liberi», ha affermato Gobezie al settimanale online Okayafrica. «Penso – prosegue il fotografo – che in casi di povertà o di altri problemi sistemici, lo skateboard sembra essere un buon modo per conquistare la propria libertà. È un momento di svago perfetto. Fa qualcosa alle persone che è unico e non si trova in altri sport».
Anche da quest’ultima valutazione, l’appello degli attivisti di Ethiopia Skate al governo affinchè si impegni a fornire ai giovani etiopi degli spazi per praticare lo skateboard all’altezza degli standard olimpici internazionali. Nel 2020 infatti, in occasione dei giochi di Tokyo, lo skateboard ha fatto il suo debutto fra le discipline olimpiche.
Stando a dati delle Nazioni Unite, in Etiopia, dove l’età media della popolazione è di circa 20 anni, il 27% delle persone vive al di sotto della soglia di povertà mentre il 42% soffre di «grave povertà multidimensionale».
Elementi complessi che però non intaccano la capacità dello skateboard ha di unire, nel nome della libertà. «È uno stile di vita – conclude Samuel – serve a esprimere se stessi attraverso la tavola e attraverso i movimenti del proprio corpo, a prescindere dal genere o dalla provenienza. Siamo tutti uniti».