L’Africa ha fatto un altro importante passo avanti nello sviluppo autoctono di tecnologie all’avanguardia.
Il 13 gennaio è stato lanciato da Cape Canaveral, in Florida (Stati Uniti), un gruppo di tre nanosatelliti – così chiamati perché più piccoli e leggeri di quelli tradizionali – denominati MDASat (Marine Domain Awareness – Consapevolezza del dominio marino).
I satelliti, del peso medio di poco più di due chili ciascuno, sono stati sviluppati in Sudafrica, dalla Cape Peninsula University of Technology, e saranno usati per raccogliere dati che permetteranno di rafforzare la sovranità del paese sul proprio mare e di proteggerne le risorse naturali, afferma Nyameko Royi, ingegnere capo del progetto.
In particolare, permetteranno di identificare e monitorare imbarcazioni straniere presenti nelle acque territoriali sudafricane senza autorizzazione e di tracciare operazioni di pesca e di scarico illegali, molto comuni al largo delle coste sudafricane e africane in genere, potenzialmente dannose, se non pericolose, per l’ecosistema marino e per l’economia dei paesi rivieraschi del continente.
Ѐ la prima volta, continua Nyameko Royi, che sono messi in orbita satelliti completamente sviluppati in Africa da ricercatori e istituzioni africane. Anche Kenya, Marocco, Nigeria e Ghana hanno sviluppato satelliti spaziali, ma in partnership con ricercatori, istituzioni e finanziatori stranieri.
I tre nanosatelliti MDASat sono i primi di un gruppo di nove che useranno un sistema radio, l’Automatic Identification System, per tracciare il traffico marino nelle acque territoriali sudafricane. I segnali saranno ricevuti da una stazione di terra presso il campus di un’altra università di Cape Town.
I satelliti sono stati progettati per durare nel tempo e per ricevere da terra altri programmi di raccolta dati, sempre più avanzati e utili a monitorare fenomeni in continua evoluzione.
Il progetto, insomma, rappresenta un passo avanti di grande importanza non solo sul piano scientifico, ma anche sul piano politico ed economico: dati raccolti da strumenti sviluppati in Sudafrica per gestire e proteggere le risorse del paese. Un passo avanti significativo per tutto il continente che si va velocemente affrancando da una dipendenza scientifica e tecnologica che è una buona parte dei suoi problemi di sviluppo.