Ciad e elezioni: non una storia d’amore; semmai di formalità. Il 6 maggio, i cittadini ciadiani saranno chiamati a votare per scegliere il Capo di stato.
Ma le urne qui non determinano tanto il futuro. A contare di più sono la forza militare dei contendenti, le loro trame locali e internazionali. In Africa subsahariana e non solo, ci sono tanti stati così, in mano a quelli che vengono definiti autoritarismi democratici, dei regimi autoritari con le parvenze di una democrazia. Allora, perché occuparci del Ciad, di cui si parla veramente poco? In primo luogo perché quello che succede qui influenza tutta l’area limitrofa, di cui l’Italia pare si stia accorgendo solo negli ultimi 2 anni, con l’ondata di golpe nel Sahel e il timore per un acuirsi della spinta migratoria.
Altri paesi s’erano accorti ben prima di noi del Ciad e del suo ruolo di cerniera tra Africa del nord e sub-sahariana. Al punto che la Francia ne aveva fatto un suo avamposto militare durante la guerra fredda. Ma in tempi di declino della françafrique, avanzate russe e passi incerti americani, dove va il Ciad di oggi e come lo fa? Affrontiamo tutto questo in collegamento con Alessio Iocchi, esperto di Sahel, ricercatore presso la Statale di Milano e docente a Napoli dell’Università Federico II e dell’Orientale.
Per orientarsi nella puntata:
01:51 – I vicini turbolenti del Ciad
04:12 – Ciad utile e Ciad inutile
07:02 – Il figlio d’arte del nepotismo: chi è Déby figlio
10:54 – Cugino, oppositore e eliminato: Yaya Dillo Djerou
13:00 – Laureato in matematica e pronto alla ribellione
14:41 – L’esecuzione di Kaka contro il cugino
17:25 – La fu speranza del cambiamento: Succès Masra
20:58 – Masra: l’opposizione cooptata
22:44 – L’oppositore di professione nell’autoritarismo democratico
26:01 – Il Ciad e la françafrique
28:55 – Cosa conta N’djamena per Washington
30:50 – La semplice strategia russa in Ciad
33:50 – Il Ciad nella guerra in Sudan