Morire a dieci anni per un rituale magico. È accaduto alla periferia di Accra, Kasoa, quartiere noto per lo sviluppo degli ultimi anni in termini di urbanizzazione e di crescita della popolazione, ma anche per l’alto tasso di criminalità. La vittima, Ishmael Mensah, era un bambino e gli assassini degli adolescenti.
Lo hanno ucciso – secondo le prime ricostruzioni e ammissioni – a colpi di bastone e forse anche usando dei mattoni, dopo averlo attirato con una scusa in un edificio in fase di costruzione. Il motivo di un accanimento così feroce? Guadagnare soldi dalla vendita del corpo del piccolo.
I giovani hanno raccontato di essere stati colpiti da un annuncio – uno dei tanti – di uno spiritualist, o witch doctor (termini che nell’uso comune potremmo tradurre come maghi o stregoni, ndr). La promessa è che attraverso rituali che prevedono l’uso di parti del corpo e del sangue delle vittime, si possa scatenare fortuna e guadagni immediati. Si chiama “money rituals”. È una superstizione che può apparire assurda ma è che più diffusa di quanto non si creda (o non si sia disposti a credere).
Così come sono ben noti e documentati i casi di omicidi rituali legati all’handicap o a problemi mentali di persone che sono considerate un peso per la famiglia e la comunità. Ma che vengono, al contrario, considerate “utili” ai fini di rituali magici e sacrificali. La notizia dell’uccisione di Ishmael ha provocato orrore nella popolazione, nel mondo della politica e nei media.
Eppure, tali eccessi e credenze non sono affatto sconosciuti nel paese. E lo dimostra il fatto che sono i media stessi a dare spazio ad annunci e pubblicità (anche in video) che, seppur non espliciti nella forma, continuano ad alimentare superstizioni e dannose credenze popolari.
Su questo si è espresso nei giorni scorsi anche Monsignor Philip Naameh, arcivescovo di Tamale, presidente della Conferenza episcopale del Ghana (Gcbc), che ha chiesto che “parte di ciò che i media propongono sia censurato per i giovani, in particolare certe presunte pratiche per ottenere rapidamente soldi facili”.
Tante questioni, fin dal principio, non sono state chiare in questa faccenda: il witch doctor – che oltre al corpo di una/un vergine avrebbe anche chiesto 5mila Ghana cedi (circa 728 euro) in cambio della promessa di ricchezza – è in realtà una “profetessa”. Si chiama Nana Bisa ed è stata arrestata ad Amanase, nella Eastern Region e non sarebbe dunque di etnia ewe (a cui i ghaneani in genere riservano la nomea di praticare tale tipo di rituali).
Permangono inoltre dubbi sull’età dei ragazzi. Secondo alcune fonti avrebbero 18 e 19 anni, secondo altre sarebbero ancora minorenni. Ovviamente, questo cambierebbe le cose in termini di giustizia penale. In ogni caso ora i due adolescenti sono in prigione e appariranno davanti al giudice il prossimo 20 aprile.
Intanto, i genitori del piccolo Ishmael hanno già compiuto i riti religiosi musulmani che di solito si svolgono pochi giorni dopo il decesso. Una cerimonia filmata e trasmessa dai media (non sembra esserci pace per questo bambino) seguita con grande partecipazione e commozione.
E solo a pochi giorni da questo drammatico evento, un’altra inquietante notizia: sempre nella Eastern Region la polizia ha arrestato due persone. Da un controllo all’auto e ai bagagli, risulta che stessero trasportando ossa umane. Ora si sta procedendo all’analisi dei resti.
Il grave fatto di cronaca ha addirittura indotto altri spiritualists a rivolgersi alla stampa per lanciare un messaggio, quello di diffidare di chi promette miracoli: «il denaro non si raddoppia. Chi ve lo promette vi sta dicendo il falso» ha detto uno di loro. Dunque, ancora una volta, non sono le credenze ad essere messe in discussione, ma l’uso – o l’abuso – che alcuni di questi witch doctor fanno della credulità altrui.
In Ghana infatti, al di là delle religioni praticate, cristiane o musulmana, la componente popolare e le religioni tradizionali sono molto vive e presenti in tutte le comunità. E non solo in quelle rurali. Sono noti nel paese i casi di politici che si rivolgono ai loro spiritualists di fiducia per avere consigli o chiedere rituali al fine di ottenere fortuna e successo.
Negli anni questo “fenomeno” è stato nello stesso tempo nascosto, negato e studiato. Mostrando quanto il senso dell’occulto e dell’esistenza di forze superiori sia profondamente radicato nella vita e nei modi di pensare dei ghaneani. “Un fenomeno – si legge in particolare nella sintesi di un accurato studio sul tema – che lungi dall’esistere solo ai margini della società ghaneana è in realtà presente e potente a livello mainstream”, vale a dire nei settori della vita pubblica e dell’élite.
È il potere del denaro, la voglia di accumularlo in qualunque modo, che ha dato vita ai “sakawa boys” (sakawa è una parola hausa che significa “come fare soldi”). Si tratta di giovani dediti a frodi, a volte utilizzando la rete Internet, il cui solo obiettivo è fare cascare nella rete l’ingenuo di turno e spillargli più denaro possibile. Spesso, però, come nel caso recente, la frode lascia il posto a un crimine più grave, l’omicidio.
Un omicidio compiuto a sangue freddo, con inaudita violenza, nella convinzione che un simile atto porterà alla ricchezza. Complici di tutto questo sono l’ignoranza, la povertà, la disoccupazione, la mancanza di scolarizzazione. E complice – va detto – è anche un ambiente che da una parte denuncia, si indigna (e se potesse addirittura lincerebbe i ragazzi che si sono macchiati dell’omicidio del bambino) ma dall’altro è imbevuto delle medesime convinzioni.
Convinzioni alimentate da un humus culturale che lascia convivere magia, religione, ricerca spasmodica di un facile successo. Una società che non condanna ma che segue con piacere – per esempio – filmaker che hanno creato un vero e proprio filone su questo tema. E così, fantasia e realtà rimangono intrecciati e diventano una cultura da cui è difficile distinguere i tratti falsi da quelli veri.
Ora, mentre membri dell’opposizione al governo avanzano all’Autorità nazionale delle comunicazioni e al ministero la proposta di vietare certi programmi e pubblicità in tv e chiedono contemporaneamente di indagare sulle attività dei cosiddetti spiritualists, altri vogliono che la questione venga considerata come un fatto che riguarda la sicurezza nazionale e altri ancora fanno notare il silenzio del presidente Nana Akufo-Addo che non ha speso parola su un caso di cronaca così grave.
Sull’account ufficiale del presidente una lunga nota di compianto del defunto principe Filippo d’Inghilterra ma non un accenno alla morte del piccolo Ishmael e al proliferare di questo tipo di omicidi.
Certo, una revisione delle regole e un controllo maggiore della pubblicità sui media delle attività di chi si proclama “priest” e con poteri magici è indispensabile, ma è la struttura sociale che rende possibili tali obbrobri. E per cambiarla non bastano restrizioni e censure. E non basterebbe nemmeno una legge.