Una sentenza destinata a far discutere e a diventare centrale rispetto alle richieste di protezione. Il tribunale di Venezia ha deciso di accordare il permesso di protezione sussidiaria a un giovane 33nne originario del Niger, cui la commissione territoriale di Treviso aveva rigettato la domanda, con una motivazione importante: i cambiamenti climatici.
Il ragazzo, arrivato in Italia nel 2016, in fuga dai Boko Haram, secondo quanto raccontato, aveva fatto richiesta di protezione alla commissione di competenza. Richiesta rispedita al mittente nel 2019 e così arrivata, dopo il ricorso, al tribunale di Venezia, che ha ribaltato la decisione emettendo sentenza.
I giudici, non solo hanno accolto la domanda del giovane ma, producendo un documento di 23 pagine, hanno motivato la sentenza, arrivando fino alle recenti alluvioni che hanno colpito il paese originario del richiedente. Hanno infatti scritto che non solo “la crisi nigerina è strettamente collegata alla crisi che ha colpito il Sahel nell’ultimo decennio e all’aumento dell’attività di gruppi terroristici di ispirazione islamista nella zona”, ma anche alla situazione climatica che lo stato africano sta vivendo.
Numeri alla mano, facendo riferimento alle persone che “hanno bisogno urgente di assistenza umanitaria e di cibo, alloggio, accesso ad acqua potabile, a servizi sanitari e all’istruzione” e alle condizioni climatiche del paese che dall’agosto 2020 “sta affrontando le peggiori inondazioni della sua storia”, i giudici hanno sottolineato la grave crisi umanitaria che si trova ad affrontare la gente che abita in quei luoghi.
“Il Niger – hanno ricordato – è identificato tra i 10 paesi maggiormente vulnerabili ai cambiamenti climatici dall’indice Notre Dame”, per questo motivo, il ragazzo ha diritto a rimanere in Italia e a ricevere dal paese protezione.