Mentre in Italia il ministro dell’interno Matteo Piantedosi, in vista di un probabile aumento degli sbarchi con l’approssimarsi dell’estate pensa di potenziare numero e capienza dei Centri per il rimpatrio, accelerando l’esame delle domande di asilo per far crescere il numero dei rimpatri, incrementando le espulsioni, la Corte europea per i diritti dell’uomo condanna l’Italia a risarcire quattro migranti tunisini per condizioni di trattamento inumane, detenzioni arbitrarie e respingimento collettivo. Insomma quel che il governo Meloni si appresta a mettere in atto.
Che la tipologia delle soluzioni politiche in tema migranti sia monocolore lo dimostra il fatto che la condanna della Corte europea si riferisce a un fatto accaduto nell’hotspot di Lampedusa tra il 15 e il 26 ottobre del 2017. Governo Gentiloni, ministro Minniti. Le prassi di ieri e di oggi sono le medesime. Illegittime. Violano gli articoli 3, 4 e 5 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, convenzione che è stata firmata nell’ormai lontano 1950 dal Consiglio d’Europa.
La Corte che oggi afferma che le procedure di rimpatrio accelerato cui sono stati sottoposti i quattro uomini tunisini non sono valide perché non garantiscono il diritto di difesa e accertamento di quali siano effettivamente le condizioni dei richiedenti, sta implicitamente condannando ciò che da anni avviene in Italia, che proprio verso la Tunisia effettua il maggior numero di rimpatri, visto l’accordo con il paese nordafricano considerato sicuro.
La sentenza di primo grado verrà certamente impugnata, certo è che in tanti, facendo leva su questa potranno fare ricorso alla Corte europea per avere un diritto di risarcimento (l’Italia è stata condannata a pagare 8.500 euro per questo caso). Sui respingimenti alle frontiere marine e terrestri si è espressa, sempre ieri, la Commissione europea contro le torture e i trattamenti inumani, organo del Consiglio d’Europa che, nel suo rapporto annuale, ha evidenziato come “i respingimenti sono atti illegali” e che è vietato sottoporre chiunque a maltrattamenti.