Malindi e l’Agenzia Spaziale Italiana avranno un posto non secondario nella storia della conoscenza dello spazio, della formazione delle galassie e in definitiva della nascita del nostro universo e della vita stessa. Il nuovo passo nell’avventura della conoscenza delle nostre origini è iniziato il giorno di Natale con il lancio del telescopio spaziale James Webb (James Webb Space Telescope – Jwst). Il successo della sua innovativa e difficile missione dipende anche da Malindi.
Non molti sanno che, da circa sessant’anni, la località keniana conosciuta in Italia come ambita meta turistica è anche sede di un centro spaziale, il Luigi Broglio Space Center (BSC), di proprietà dell’Università La Sapienza di Roma, gestito dall’Agenzia Spaziale Italiana. Proprio questo centro ha captato il primo segnale inviato dal telescopio James Webb, all’inizio del suo viaggio di 1,5 milioni di chilometri nello spazio profondo.
Il Centro Luigi Broglio fa parte del network di stazioni dell’Agenzia spaziale europea (Esa), titolare del progetto del James Webb insieme all’agenzia spaziale americana (Nasa) e a quella canadese (Csa).
Il Centro spaziale di Malindi, per la sua posizione e la sua attrezzatura, è stato ritenuto uno dei punti più adatti a seguire e monitorare il viaggio del telescopio. Ne capterà i segnali all’inizio e in altri momenti della sua missione e li invierà agli altri centri, attrezzati per il loro studio. Lo farà alternandosi con un centro analogo della Nasa, a Canberra, in Australia (Nasa’s Deep Space Antenna) e con un altro in Spagna (Nasa’s Madrid Station).
Il telescopio spaziale James Webb, del costo stimato in 10 miliardi di dollari, prende il suo nome dall’amministratore della Nasa durante i progetti Gemini, Mercury e Apollo e fautore del centro di controllo di Houston, in Texas. Ѐ anche conosciuto come “Next Generation Space Telescope” per la tecnologia d’avanguardia con cui potrà eseguire le sue ricerche. Ѐ destinato a sostituire il suo predecessore, Hubble, di cui sarebbe 100 volte più potente. Orbiterà attorno al Sole, a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra.
Lo studio del progetto è di una trentina di anni fa; la sua realizzazione è iniziata nel 1996; il lancio era programmato per il 2007, ma una serie di problemi, tra cui l’aumento dei costi, ne hanno ritardato il completamento.
La missione del Jwst ha diversi importanti obiettivi. Dovrà cercare la luce dei primi corpi celesti formatisi dopo il Big Bang, avvenuto secondo le stime degli specialisti circa 13,5 miliardi di anni fa. Studierà poi la formazione e l’evoluzione delle galassie, delle stelle, dei sistemi planetari e le condizioni per la vita.
Si tratta dunque di una missione di enorme importanza per la conoscenza della nostra stessa origine. Ѐ entusiasmante sapere che una piccola località africana e ricercatori italiani sono un tassello nel mosaico che renderà possibile questa avventura che si è tentati di definire fantascientifica, ma che è invece solidamente radicata negli studi e nella cooperazione di molti scienziati negli ultimi decenni.