L’inquinamento ambientale sta raggiungendo livelli critici, anche in Africa. E in particolare l’inquinamento dovuto alla plastica. L’industria ne produce 300 milioni di tonnellate all’anno, ma solo il 10% viene riciclato. Tutto il resto finisce nell’ambiente. E sono numeri destinati a triplicare da qui al 2040.
Se ne sta parlando a Nairobi, in Kenya, alla 50° assemblea del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep, 28 febbraio – 2 marzo), che riunisce i rappresentanti dei 193 stati membri dell’Onu, imprese, società civile, movimenti ambientalisti, dei popoli nativi e altre parti interessate, per concordare politiche per affrontare le sfide ambientali più urgenti del mondo.
L’obiettivo, nello specifico di questa edizione, è trovare nuovi percorsi che permettano di diminuire l’uso della plastica e aumentarne il riciclaggio. Una sfida ciclopica ma urgentissima, se si pensa che la plastica è ormai presente in ogni ecositema, compreso il corpo umano. A certificarlo è stato lo stesso presidente dell’assemblea del Programma Onu, il ministro dell’ambiente norvegese Espen Barth Eide, che ha fatto analizzare il proprio sangue.
Con risultati sorprendenti ed inquietanti. «Nel mio sangue – ha raccontato Eide – abbiamo trovato tracce di nano plastica e anche di ftalati, un prodotto chimico che usiamo per ammorbidire la plastica». «Non penso che il mio sangue sia unico – ha aggiunto – ed quindi altamente probabile che la plastica sia entrata nel corpo di ognuno di noi sul pianeta». Uomini, animali, piante… terra e acqua. Si stima che attualmente nei nostri oceani si trovino da 75 a 199 milioni di tonnellate di plastica. Che entrano inesorabilmente nel ciclo alimentare.
“È davvero tempo di cambiare il modo in cui produciamo, consumiamo e smaltiamo la plastica che utilizziamo” è l’appello lanciato dall’Unep in apertura del convegno.