Il 31 ottobre il tribunale competente ha cancellato la richiesta di fermare l’insediamento del nuovo vicepresidente, Kithure Kindiki, fatta pervenire al parlamento appena prima della sua nomina, avvenuta con voto unanime. La decisione, attesa con impazienza mista a una certa stanchezza per la lunga attesa, è arrivata dopo giorni di intenso lavoro per esaminare i numerosi ricorsi presentati dal team di legali dell’ex vicepresidente Rigathi Gachagua. È stata determinata, in particolare, dalla convinzione che il paese non potesse rimanere più a lungo senza la sua seconda carica istituzionale.
Il nuovo vicepresidente è stato insediato il giorno dopo, 1 novembre, nel Kenyatta International Convention Centre (Kicc) di Nairobi, il più gande centro congressi dell’Africa dell’est, con una sala che può accogliere 5mila persone. Ha giurato alla presenza del presidente, William Ruto, e della presidente della Corte costituzionale, Martha Koome. Per permettere la partecipazione e per esprimere soddisfazione per la fine di un periodo difficile e confuso per il paese, la giornata era stata dichiarata festa nazionale.
Chi è Kindiki
Kindiki, 52 anni, proviene da un villaggio della contea di Tharaka-Nithi, zona rurale del Kenya centrale. Professore di diritto all’università di Nairobi, è l’avvocato del presidente Ruto nel processo per crimini contro l’umanità intentato dalla Corte penale internazionale per quanto successo dopo le elezioni del 2008. È stato senatore in rappresentanza della sua contea dal 2013, ricoprendo prima la carica di leader della maggioranza e poi di vicepresidente del senato.
Nell’attuale governo ricopriva l’incarico di ministro dell’interno. Ora il suo posto è stato assegnato ad interim a Musalia Mudavadi, che ricopre già la carica di primo segretario del gabinetto e di ministro degli esteri e della diaspora.
Nel suo discorso di insediamento, Kindiki si è impegnato a essere leale e fedele al presidente che si è detto sicuro di poter contare sul suo vice per avere l’aiuto che gli è mancato nei due anni in cui la carica era stata ricoperta da Gachagua.
Gli errori di Gachagua
Lo aspetta un compito non facile: essere il principale assistente del presidente, senza esprimere, perciò, una propria visione politica. Ed è proprio questo il nodo che ha portato Gachagua all’impeachment. Secondo il Daily Nation del 2 novembre, l’ormai ex vicepresidente si è alienato gran parte del mondo politico del paese, sia di governo che di opposizione, «per la sua lingua tagliente» e per aver fatto pesare troppo spesso il pacchetto di voti di cui è stato portatore, e che ha permesso a Ruto di essere eletto. L’articolo dice, in sintesi, che avrebbe tentato di condizionare l’azione politica del governo con dichiarazioni inappropriate e contando sul suo peso elettorale. Un uomo divisivo, dunque, che non ha voluto, o saputo, giocare il ruolo che la Costituzione gli riservava.
Di Kindiki, invece, si apprezza, oltre alla indubbia preparazione, il modo di porsi inclusivo, le capacità di mediazione, persino il tono di voce suadente. Molti kenyani lo descrivono come l’uomo giusto al posto giusto e sottolineano che avrebbe dovuto essere scelto come vicepresidente sin dall’inizio (Ex-CS was destined for top post, Daily Nation, 1° novembre 2024). Osservano, inoltre, che Ruto ha pagato a caro prezzo il non aver saputo, o voluto, resistere alle pressioni che gli hanno imposto di scegliere Gachagua. E con lui ha pagato il paese intero.
Le voci contrarie
Non sono state unanimi, tuttavia, le reazioni in merito alla decisione del tribunale. Nella regione del monte Kenya, ma non solo, ci sono state anche opinioni contrarie (Court ruling on DP draws both criticism and support, Daily Nation, 1° novembre 2024). Nella contea di Nyeri, di cui Gachagua è originario, molti criticano il presidente Ruto per aver orchestrato la sua destituzione: «Quello che sta succedendo in Kenya è incredibile… Rimarremo calmi perché crediamo che Dio vendicherà questo tradimento» ha dichiarato un commerciante di Karatina ai cronisti del Daily Nation. Altri hanno preannunciato che la vendetta arriverà alle prossime elezioni, nel 2027.
Kimani Ngunjiri, ex parlamentare della Rift Valley, invece, evoca corruzione e prese di posizioni popolari. «È buona cosa che i kenyani abbiano visto che sono da soli… né il parlamento né il tribunale possono salvarci. L’unica cosa che può salvarci, ora, è il potere popolare, dal momento che il sistema è stato corrotto».
Il ricorso dell’ex vicepresidente
In ogni caso la saga non è ancora finita. Il team di avvocati dell’ex vicepresidente ha presentato ricorso in appello contro la decisione del tribunale di permettere l’insediamento di chi l’ha sostituito, che considerano anticostituzionale.
In gioco c’è la futura carriera politica di Gachagua. L’impeachment implica l’impossibilità di rivestire altri ruoli pubblici. Ma se, alla fine, la corte d’appello gli desse ragione, con ogni probabilità non potrebbe, o non gli converrebbe, ritornare al suo posto, ma potrebbe ancora competere nell’agone politico del paese. Questa l’opinione del Daily Nation.