Ieri Kenya e Unione europea hanno firmato un accordo di partenariato economico e commerciale che garantirà al paese africano l’accesso esente da dazi per i suoi prodotti agricoli in Europa e a quest’ultima l’ingresso in Kenya di merci – come prodotti chimici e macchinari – a tariffe ridotte per 25 anni, con esclusione di alcuni prodotti definiti “sensibili”.
Attualmente quello europeo è un mercato che rappresenta il 21% delle esportazioni kenyane.
L’intesa – ora al vaglio dei due parlamenti per la ratifica – è dunque importante per Nairobi – alle prese con un debito complessivo di 75 miliardi di dollari – che punta così ad un aumento dell’export, in particolare prodotti agricoli (fiori recisi, verdura, frutta, tè e caffè), e a dare nuovo impulso al settore produttivo, attraendo investimenti esteri alternativi alla Cina.
L’intesa, ha sottolineato il presidente William Ruto, «Garantisce un mercato stabile per gli industriali, per i nostri agricoltori e anche per gli industriali nell’Unione europea».
Il commissario europeo per il commercio Valdis Dombrovskis ha evidenziato che le aziende dell’UE hanno investito 1 miliardo di euro in Kenya nell’ultimo decennio, ma che c’è «un forte appetito» per aumentare gli affari. E che «Con questo accordo, abbiamo la piattaforma giusta per farlo».
Sul piano politico-commerciale l’intesa è frutto delle misure annunciate a febbraio da Bruxelles per contrastare il programma cinese della “Nuova via della seta” (Belt and Road), che prevede un aumento di centinaia di milioni di dollari degli investimenti in Kenya, attraverso l’iniziativa Global Gateway.
Il vicepresidente della Commissione europea ha detto che sono stati già mobilitati 3,4 miliardi di euro per sostenere oltre 150 progetti nel paese, tra cui energia rinnovabile, mobilità elettrica e una catena agricola sostenibile.
Con ulteriori 500 milioni per sostenere la connettività per posti di lavoro e competenze, e governance digitale.
L’Africa è una «regione prioritaria» per l’UE, ha aggiunto Dombrovskis, e l’accordo con il Kenya potrà «dare una spinta» ai futuri legami commerciali con il continente.
Una dichiarazione che suona come un appello ai paesi della Comunità dell’Africa orientale (EAC) che nel 2014 avevano concluso negoziati per un accordo di partenariato economico con l’UE, ratificato però in seguito solo da Nairobi.
L’intesa rimane valida, ha fatto sapere il premier lettone, invitando i paesi della regione a seguire l’esempio kenyano.
La Comunità, inizialmente composta da Kenya, Rwanda, Uganda, Burundi e Tanzania, si è intanto estesa con l’ingresso del Sud Sudan (2016) e della Repubblica democratica del Congo (2022).
Un mercato di circa 300 milioni di persone e un prodotto interno lordo di circa 250 miliardi di dollari.