La crisi climatica sotto i fari dell’Africa - Nigrizia
AFRICA Ambiente COP
A Nairobi due appuntamenti in vista di Cop28
La crisi climatica sotto i fari dell’Africa
La Settimana africana (4-8 settembre) e il 23° summit dei capi di stato e di governo (4-6 settembre) sono chiamati a elaborare strategie e a promuovere politiche adeguate. Da portare alla Conferenza Onu sul clima che si terrà a dicembre
01 Settembre 2023
Articolo di Bruna Sironi (da Nairobi)
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Dal 4 all’8 settembre si svolgerà a Nairobi la Settimana africana per il clima (Africa Climate Week, Acw). Leader politici, organizzazioni internazionali, attivisti della società civile ed esponenti del mondo economico discuteranno di come affrontare la crisi climatica globale nel continente.

Negli stessi giorni, dal 4 al 6 settembre, si terrà anche il 23° summit (Africa Climate Summit, Acs), riservato ai capi di stato e di governo africani, che dovrebbe servire come «una piattaforma per informare, disegnare e influenzare impegni, promesse e risultati …». Dal summit emergeranno contributi utili per la Dichiarazione di Nairobi, il documento finale della settimana.

Settimana e summit, ospitati dal governo del Kenya, sono appuntamenti regionali in preparazione alla conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici, Cop, che giunta alla 28ª edizione. Altri tre incontri si terranno in altre regioni del pianeta. Tutte le analisi e i documnti prodotti saranno presi in esame durante i lavori di Cop28, che si terrà a Dubai, negli Emirati arabi uniti, dal 30 novembre al 12 dicembre prossimi.

Prima e durante la Settimana africana per il clima sono previste anche altre iniziative al di fuori del programma ufficiale. Ad esempio, l’undicesima conferenza (1-2 settembre) sul cambiamento climatico e lo sviluppo in Africa che discuterà temi inerenti a questioni finanziarie per far crescere un’economia verde.

La Acw e il summit sono organizzati dalla Convenzione quadro sul cambiamento climatico dell’Onu (Unfccc), dall’Undp, il programma dell’Onu per lo sviluppo, dall’Unep, il programma dell’Onu per l’ambiente, e dalla Banca mondiale. Le organizzazioni internazionali avranno anche il supporto di partner regionali: l’Unione africana, la Commissione economica per l’Africa dell’Onu (Uneca) e dalla Banca africana di sviluppo (Afdb).

Quattro temi principali

Un notevolissimo sforzo economico e di progettazione, dunque, che esaminerà i problemi posti dal cambiamento climatico relativamente a quattro temi specifici: sistemi energetici e industria; città, insediamenti urbani e rurali, infrastrutture e trasporti; terra, oceani, cibo e acqua; società, salute, mezzi di sostentamento ed economie.

Il Kenya, anche con il supporto delle organizzazioni internazionali coinvolte nell’organizzazione della settimana, si prepara da tempo a ospitare i due appuntamenti.

È della fine di maggio, ad esempio, la conferenza internazionale di tre giorni organizzata dall’Università Karatina, nella contea di Nyeri, Kenya centrale. I temi dibattuti: Mitigare l’impatto del cambiamento climatico e della perdita di biodiversitá sullo sviluppo sostenibile. Un chiamata all’azione.

Cerylle-Lazare Siewe, direttore del programma dell’Unep Kenya, ha sottolineato l’importanza della ricerca nel continente per mettere a punto strategie adatte al contesto africano per affrontare i temi all’esame. Nell’occasione ha chiesto ai governi africani di investire generosamente in settori quali le energie rinnovabili, l’agricoltura conservativa e l’agroforestry (cioè le piantagioni per ricavarne legname, anche a livello di piccola produzione per gli usi familiari), la protezione delle foreste e della biodiversità.

Ha inoltre evidenziato la necessità di programmi per coinvolgere donne e giovani, e l’importanza dell’advocacy per ottenere giustizia climatica. «Chiedere giustizia climatica, compreso un accesso giusto a strumenti finanziari e tecnologici, è essenziale per essere sicuri che l’Africa non venga lasciata indietro nella lotta contro il cambiamento climatico».

Alla metà di giugno si è registrato un altro importante momento preparatorio: l’incontro tra il presidente kenyano William Ruto e il presidente designato di Cop28, Sultan Al Jaber. In una dichiarazione congiunta i due hanno messo a fuoco in particolare i temi riguardanti la transizione verso le fonti di energia rinnovabile e hanno affermato che «l’Africa ha il potenziale per guidare questa transizione e ottenere enormi benefici per la regione e il mondo intero».

Contraddizioni

Belle parole che rischiano, però, di perdersi nel mare delle contraddizioni. Gli Emirati Arabi Uniti, tra i maggiori produttori mondiali di petrolio, dovranno dire come intendono partecipare alla transizione verso l’energia rinnovabile. Problema che riguarda anche alcuni paesi africani che si apprestano ad investire per lo sfruttamento di nuovi giacimenti di gas e petrolio anche a costo di danni ambientali rilevanti.

Anche il presidente kenyano da quando è al governo non si è distinto per politiche di contrasto ai cambiamenti climatici e a sostegno della protezione dell’ambiente e della biodiversità. Alcuni provvedimenti vanno anzi in direzione contraria.

Per quanto riguarda l’agricoltura, ha sdoganato l’uso delle sementi ogm, bandite dai governi precedenti, e ha sostenuto i fertilizzanti e i pesticidi chimici, imboccando decisamente una direzione che non è quella dell’agricoltura conservativa e sostenibile, ormai raccomandata concordemente da chi si occupa di protezione ambientale.

Riguardo alle foreste, ha cancellato le misure di protezione del patrimonio forestale in vigore da diversi anni, suscitando le proteste degli ambientalisti locali e anche di molte comunità che hanno ormai ben capito la connessione tra il disboscamento, il degrado del territorio e la siccità, che mette a rischio il loro stesso modello di sopravvivenza.

Vedremo dunque la prossima settimana se queste, e molte altre, contraddizioni saranno affrontate in modo propositivo o se anche gli appuntamenti africani rischiano di essere occasioni perdute per la protezione del nostro pianeta.

 

 

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