Marcia Perugia-Assisi
Il 9 ottobre le varie anime dell’arcipelago pacifista vogliono rilanciare un percorso unitario nello spirito dell’Arena di Verona (25 aprile 2014). Un impegno per far fronte alle guerre e alle crescenti disuguaglianze. E per chiedere il rispetto delle leggi sul commercio delle armi.
«Solo uniti possiamo farcela» dice a Nigrizia Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace. Roma, sede della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi): l’occasione per presentare la Marcia Perugia-Assisi, in programma il 9 ottobre, ma soprattutto tracciare un percorso comune. «Siamo di fronte a una situazione drammatica, a una crisi sociale e politica gravissima. È impensabile riuscire a vincere le sfide di oggi senza agire insieme», sottolinea Lotti.
È questa consapevolezza, etica, culturale e politica, ad avvicinare associazioni, sigle e anime di chi vuole battersi per la pace. «Sono anni che lavoriamo per ricucire le divisioni», confida padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, che a Perugia sarà in prima fila. «Quando siamo andati alla Marcia spaccati c’è chi ha pensato: “Non riuscite nemmeno a far la pace tra di voi”… ».
Adesso o mai più, insomma. Tavola della pace, Rete della pace, movimenti laici e religiosi insieme, come all’Arena di Verona il 25 aprile 2014, una giornata speciale, riferimento necessario per il futuro. Durante l’incontro romano sono state citate più volte le parole di Francesco sulla “Terza guerra mondiale a pezzi” e su un commercio di armi ormai oltre ogni limite. O quella frase pronunciata dal papa di fronte ai dirigenti della Fao, in occasione della Giornata dell’alimentazione: «A nutrirsi non è la gente, sono le guerre».
L’urgenza nasce da qui, e dalla consapevolezza che altrimenti gli obiettivi resteranno irraggiungibili. Lotti: «La Marcia è un atto dovuto a tutti i cittadini del mondo che pagano il prezzo delle violenze, delle ingiustizie e delle disuguaglianze. L’obiettivo è essere di esempio e stimolo per i rassegnati, per chi ha perso la fiducia, ormai abituato ad apprendere di stragi e atrocità».
A Roma è stata presentata una dichiarazione, sottoscritta da chi vuole camminare insieme non solo il 9 ottobre. “Ci impegniamo – si afferma nel documento – a far venire meno ogni causa di guerra durante la nostra vita e a essere attivamente costruttori di pace promuovendo il rispetto di ogni essere umano nella sua dignità e nei suoi diritti, eliminando ogni tipo di ingiustizia”. Appuntamento allora a Perugia. Anche perché, rimarca Lotti, «non sarà la marcia “per la pace” degli ambiziosi ma di coloro che la pace e la fraternità la vogliono fare». Guardando all’Europa e al mondo, ferito da quei 14mila chilometri di muri e fili spinati che alimentano divisioni e conflitti; ma pronti a far ciascuno il suo, nella propria vita quotidiana, nei propri paesi.
Alex Zanotelli: «Vorrei che la Marcia ponesse la questione del rispetto della 185/1990, la legge che proibisce la vendita di armi a stati che siano in guerra e violino i diritti umani. Solo lo scorso anno le esportazioni italiane hanno superato i sette miliardi di euro, destinate tra gli altri all’Arabia Saudita, coinvolta nel conflitto in Yemen, o agli Emirati Arabi Uniti e al Qatar, che sostiene l’Isis».
Chiedere il rispetto delle regole e battersi per i diritti non sarà facile. Nella sede della Fnsi lo sottolinea don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera, convinto che «non basta un movimento dal basso ma serve un movimento che parte da dentro». In gioco ci sono le ragioni stesse di un impegno. «Da rilanciare nello spirito dell’Arena di Verona – chiede padre Zanotelli – anche perché il movimento non ha più la forza degli anni ’80 e ’90 o dell’inizio del 2000 al tempo dell’invasione dell’Iraq».
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