Il prossimo summit dei capi di Stato e di governo dei paesi BRICS potrebbe segnare una svolta decisiva verso un più accentuato processo multipolare della politica e dell’economia mondiale.
Si terrà dal 22 al 24 agosto a Johannesburg, in Sudafrica, e vedrà anche la partecipazione di un folto gruppo di nazioni del Sud del mondo.
Sono già 13 i paesi che si sono ufficialmente candidati a farne parte. Altri 6 quelli che hanno espresso il proprio interesse a parteciparvi.
Uno dei punti centrali nel programma dei lavori è la creazione di una nuova moneta allo scopo di favorire commerci e investimenti, all’interno del gruppo e con altri paesi emergenti, senza dover utilizzare il dollaro.
Senza, quindi, doversi sottoporre al controllo e all’influenza di una potenza esterna e senza dover pagare una tassa per il “servizio”.
Moneta unica
Non si tratta di creare una moneta circolante, come l’euro. I BRICS sono consapevoli che c’è molta strada da fare per tale obiettivo.
Essi stanno, invece, analizzando i passi necessari per la creazione di una moneta di conto, come l’ecu fu utilizzato in Europa negli anni che hanno preceduto l’euro.
Da parecchio tempo stanno studiando l’esperienza europea dell’ecu. E l’Unione europea, inspiegabilmente, sembra ignorare questo passaggio storico.
Per preparare il summit nei giorni scorsi a Città del Capo si è tenuta la riunione dei ministri degli esteri dei BRICS, con la partecipazione dei rappresentanti di altri 15 paesi.
Naledi Pandor, ministro degli esteri sudafricano, ha ribadito l’intenzione del gruppo di continuare a lavorare sulla fattibilità di una moneta comune. Un progetto fortemente sponsorizzato anche dal ministro degli esteri russo Sergei Lavrov.
In un suo messaggio il presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa ha risposto a tutte le notevoli pressioni esercitate dagli USA e dal Regno Unito, ribadendo che «noi vogliamo cogliere l’opportunità di promuovere gli interessi del nostro continente che è stato saccheggiato, devastato e sfruttato da altre nazioni e per questo vogliamo oggi costruire la solidarietà insieme ai BRICS».
Ѐ un passaggio molto importante se si mette in relazione alla creazione dell’Area di libero scambio del continente africano (AfCFTA/ZECLA) che sta proprio discutendo della possibilità di creare una nuova unità di conto monetaria per favorire i commerci all’interno dell’Africa. Idea peraltro osteggiata da alcuni paesi dell’Africa occidentale.
Per superare la sottomissione al dollaro e la dipendenza dalla rete dominante dello Swift, i BRICS stanno studiando un loro sistema globale dei pagamenti.
Non si tratta di rimpiazzarlo completamente, bensì di affiancarne uno alternativo per sottrarsi, in caso di necessità, ai condizionamenti e agli effetti delle sanzioni.
Secondo il FMI nel 2022 i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) hanno superato il Pil del G7 del 4% se calcolato attraverso la misura del PPP, la parità del potere di acquisto, cioè tenendo conto del costo della vita e dell’inflazione.
Nello stesso anno il loro surplus commerciale è stato di 387 miliardi di dollari, cosa che ha favorito anche l’aumento delle loro riserve d’oro.
Parola d’ordine: diversificare
Si osservi che l’aumento dei tassi d’interesse da parte della Fed fa crescere il valore del dollaro sui mercati valutari ma svaluta le monete dei paesi del Sud del mondo e, quindi, fa crescere il loro debito.
La diversificazione delle riserve monetarie è, infatti, un altro argomento nell’agenda dei BRICS.
Ѐ una politica favorita anche dalle banche centrali del cosiddetto Sud Globale (Global South) che stanno aumentando il peso dell’oro nelle loro riserve, a scapito del dollaro.
La domanda generale e gli acquisti di oro da parte delle banche centrali sono cresciuti enormemente. Ciò sta portando a un aumento della produzione di oro e a una possibile rivalutazione del valore delle riserve auree.
Da parte sua il presidente brasiliano Lula da Silva, in occasione della conferenza dell’UNASUR, la comunità economica e politica latinoamericana, ha detto di «sognare che i BRICS abbiano una propria valuta, come l’Unione europea ha l’euro».
Rivolgendosi agli altri paesi dell’America Latina ha affermato che «dovremmo approfondire la nostra identità sudamericana anche in ambito monetario, attraverso meccanismi di compensazione più efficienti e la creazione di una comune unità di scambio, riducendo la dipendenza dalle valute extraregionali».
A sua volta Dilma Rousseff, la neo-presidente della Nuova banca di sviluppo (New Development Bank), la banca dei BRICS, ha evidenziato l’importanza dei recenti accordi petroliferi in renminbi tra Cina e Arabia Saudita.
L’ex presidente brasiliana ha detto: «Credo che nel mondo attuale ci sia una crescente tendenza a promuovere gli scambi commerciali utilizzando le valute locali. Ci sono diversi esempi importanti. Ad esempio, il mercato del petrolio è un settore rilevante rispetto al cambio di valuta. I paesi del Sud del mondo utilizzano sempre più le valute locali per i pagamenti commerciali».
In conclusione, è opportuno riconoscere che un mondo unipolare con una sola moneta dominante stride con un’economia reale multipolare.