«Ho scritto questo libro perché volevo documentare le conseguenze delle politiche europee sulla migrazione, a partire dal momento in cui l’Unione europea diventa innegabilmente colpevole dal punto di vista etico: quando cioè i rifugiati vengono respinti con la forza». Una scelta strategica che l’Ue ha fatto esplicitamente nel 2017 e che consiste nel bloccare in Nordafrica i flussi verso l’Europa.
L’autrice comincia a dedicarsi al tema il 26 agosto del 2018 riceve messaggi su Facebook da migranti che vivono in un centro di detenzione in Libia. Persone che chiedono aiuto a una giornalista che vive a Londra e che non può fare molto, ma può ascoltare e interloquire. Da quei messaggi, nasce la determinazione di andare a raccogliere storie di migranti direttamente in Libia, Sudan, Tunisia, Sierra Leone, Rwanda.
E così nasce il primo libro di Sally Hayden, giornalista irlandese di 34 anni, corrispondente dall’Africa per Irish Times. Libro che è stato nominato miglior saggio dell’anno da New Yorker, Guardian, Kirkus, Financial Times.
Un lavoro accurato, prodigo di note esplicative, che non fa sconti ai regimi africani convolti nella gestione delle migrazioni. Come nel caso del Rwanda che nel 2019 si era reso disponibile ad “accogliere” migranti espulsi dall’Ue e bloccati in Libia: 500 persone in cambio di 10,3 milioni di euro. E che in questi mesi sta agevolando le politiche di deportazione del governo britannico.